È il 10 settembre e come ogni anno dal 2013 si celebra la Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dieci anni fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità insieme alla Federazione mondiale per la salute mentale e ad altre organizzazioni internazionali. La ricorrenza di oggi vorremmo dedicarla ai docenti della Corea del Sud – Paese che sta ai primi posti per numero di suicidi – che in questi giorni sono stati in sciopero proprio perché una giovanissima docente ha compiuto la tragica scelta di togliersi la vita a causa delle violenze psicologiche subite dalle famiglie di alcuni suoi alunni.
Come riportato da varie testate giornalistiche internazionali – in particolare Radio France – il fenomeno non è nuovo in Corea del Sud: altre due docenti, infatti, secondo il quotidiano Korea Herald, si sono suicidate nelle ultime settimane. i professori sono, dunque, scesi in piazza per protestare, sfidando il Governo che minacciava di licenziarli, perché non ne possono più di essere aggrediti verbalmente e in alcuni casi anche fisicamente da genitori sempre più bellicosi e prepotenti che non accettano neanche un rimprovero ai loro figli da parte degli insegnanti.
La tragedia della maestra ventitreenne che non ha retto alla pressione dei genitori e degli alunni – che percependo il supporto di papà e mamma hanno anche loro iniziato a bullizzare la giovanissima e fragile insegnante – ha scoperchiato un vaso di pandora dal quale sono uscite tutte le frustrazioni fino a quel momento inespresse di centinaia di altri docenti che quotidianamente subiscono angherie da parte delle famiglie.
Gli esperti tendono a spiegare il fenomeno – se è possibile spiegare eventi talmente insensati e incomprensibili – con il fatto che la società coreana è estremamente competitiva, spesso le famiglie hanno un figlio unico e riuscire a farlo entrare in una università prestigiosa per assicurargli un futuro di alto livello è molto difficile. Il bambino è, dunque, “coltivato” fin dalla scuola elementare e un voto negativo, un rimprovero o una punizione sono percepiti come altrettanti intralci al suo percorso. Di conseguenza, va combattuto il docente che, con la sua azione educativa, rovina i piani dei genitori sulla loro prole.
Intimidazioni, presenza quotidiana a scuola, telefonate frequenti anche nei fine settimana: sono queste le azioni messe in atto dalle famiglie contro cui protestano a gran voce i docenti coreani in sciopero.
Altro che patto educativo scuola – famiglia… I docenti, al contrario, accusano i genitori di sfruttare una legge sul benessere dei minori, approvata nel 2014, che prevede la sospensione automatica degli insegnanti accusati di abusi sui minori. Gli insegnanti, infatti, possono rischiare una denuncia di abusi su minore soltanto per aver punito un bambino violento, mentre il rimprovero è spesso etichettato come abuso emotivo. Tali accuse possono comportare l’immediata rimozione degli insegnanti dal loro lavoro.
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