Il 21 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale del Braille, appuntamento che, com’è noto, è stato istituito con la legge 126 del 2007.
La Giornata del Braille, giunta quest’anno alla sua 17ª edizione, costituisce senza dubbio un’opportunità importante per organizzare convegni e riflettere sullo stato dell’arte della qualità dei diritti dei disabili visivi, ma anche un’occasione per praticare la cultura dell’inclusione, attraverso iniziative concrete incentrate sull’utilizzo del metodo Braille e sulla Tiflologia per evidenziarne la loro “bontà ed attualità”.
Infatti, nonostante i molteplici benefìci recati ai minorati della vista dalla Tiflologia e dal sistema di lettura e scrittura Braille, ideato da uno di loro (Louis Braille) e appositamente per loro nel 1825, ancora molti, purtroppo, manifestano una forte ostilità nei confronti di esso. Per non parlare dei tanti insegnanti di sostegno che, anche a causa della loro inadeguata formazione specifica, spesso lo ignorano e, cosa ancor più grave, lo fanno ignorare ai loro studenti non vedenti ed ipovedenti.
Ciò dipende dalle ambiguità e precarietà che caratterizzano il ruolo, la funzione e la formazione degli insegnanti di sostegno, ma soprattutto dalla grande confusione che riguarda la figura del Tiflologo. Porsi il problema relativo alle funzioni del “tiflologo” nella spinosa tematica concernente l’istruzione dei ragazzi minorati della vista, oggi, a molti potrebbe sembrare, se non un “problema inventato”, certamente una questione oziosa, quasi un gioco di pedagogisti sfaccendati o, comunque, collocati fuori della realtà storica.
Io ritengo invece che la tiflologia (la scienza che studia l’”educabilità e l’istruibilità” dei privi della vista) non costituisca una scienza di pochi eletti, di un circoscritto numero di iniziati, ma si prospetta come un capitolo della più vasta pedagogia. I problemi relativi all’inclusione degli allievi disabili visivi, quindi, sono oggi questioni che non appartengono più, come in un triste passato non troppo remoto, esclusivamente a chi non vede ed alla sua famiglia ma richiedono interventi oculati ed accorti di tutta la collettività.
Proprio per tale motivo, in concomitanza con la Giornata del Braille, colgo l’occasione per lanciare alla Fish ed alla politica la proposta di applicare subito quanto previsto dall’art. 3 del D.Lgs. 66/17, riconoscendo immediatamente il profilo giuridico e professionale dell’assistente alla comunicazione e del tiflologo.
Non possiamo più permetterci di tergiversare e perder tempo!
Sottolineare oggi l’importanza delle due predette figure educative, infatti, non significa voler eliminare il fondamentale ruolo del docente per il sostegno, ma voler riaffermare con forza l’imprescindibile necessità della specificità tiflodidattica e tiflopedagogica per garantire un proficuo processo d’inclusione agli alunni/studenti con disabilità visiva del Terzo millennio.
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