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Giorno del ricordo, il ministro Meloni se la prende coi presidi poco attenti

Le tensioni del mondo della scuola non sembrano sopirsi mai. Così anche lo svolgimento del “Giorno del ricordo”, istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, diventa terreno di polemica.
Tutto nasce dal fatto che l’invito rivolto agli istituti da parte del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di celebrare l’evento – attraverso iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che anche negli anni successivi costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di permanenza continuativa in quei territori” – non è stato messo in atto da tutte le scuole. Un po’ stranamente, però, a risentirsi non è stato il primo responsabile del dicastero dell’Istruzione. A dimostrarsi seccato, prendendosela con i presidi, è stato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, a margine della celebrazione della giornata del ricordo dei martiri delle foibe istriane e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate al Campidoglio: “sono inadeguati – ha detto il giovane Ministro – quei dirigenti scolastici che si rifiutano di celebrare la giornata del ricordo o che addirittura bloccano iniziative organizzate dagli studenti“.
Secondo Meloni, anche se quello del ministro Gelmini era un invito, le scuole non avevano scelta: “di fronte a una legge nazionale – ha sottolineato il responsabile del ministero della Gioventù – che esiste ed è stata votata dal Parlamento quei dirigenti scolastici che si rifiutano di celebrare la giornata del ricordo o che addirittura bloccano iniziative organizzate dagli studenti sono francamente inadeguati“. Viene da chiedersi, ora, se anche in questa occasione, come accaduto nel caso delle due dirigenti romane ree di non aver provveduto a far rispettare, lo scorso settembre, il minuto di silenzio in occasione della morte di sei paracaduti a seguito di un attentato a Kabul, l’amministrazione procederà a verificare se ci sono i presupposti per ammonire i ds poco attenti alle indicazioni di viale Trastevere.

Meloni ha anche annunciato che sicuramente parlerà delle ancate celebrazioni (senza però citare alcun casa) “anche al ministro Gelmini per capire che cosa si possa fare per chiedere a chi ha delle responsabilità di insegnamento in una scuola pubblica italiana di rispettare le leggi della Repubblica italiana“. Altrimenti ha continuato Meloni “è difficile che si possa insegnare a chi va in quelle scuole a rispettare le leggi“. È chiaro che la presa di posizione di Meloni nasce dall’esigenza di tutelare quei giovani a cui è stata negata la possibilità di conoscere meglio una delle pagine più nere e sottaciute dell’ultima guerra che ha visto coinvolta l’Italia. Una preoccupazione quindi fondata. E, si spera, solo la prima di tante. Anche in altri ambiti che spesso vengono a minare la corretta formazione e la crescita dei nostri giovani.

Alessandro Giuliani

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