Categorie: Alunni

“Giorno della memoria”, a scuola per non dimenticare

Presso il Liceo artistico “Emilio Greco” di Catania si è svolto nella mattinata del 26 gennaio un seminario, che ha fatto seguito ad un interessante e articolato progetto sviluppato da alcuni alunni.

 

Dopo i saluti del Dirigente scolastico, Antonio Alessandro Massimino, un preside sempre pronto a stimolare e valorizzare le iniziative formative degli studenti, le classi quinte (ed una quarta) dei diversi indirizzi del Liceo artistico “E. Greco” del capoluogo etneo hanno seguito con attenzione gli interventi dei relatori del seminario “Per non dimenticare – 27 gennaio Giorno della memoria”.

Unica delusione per i ragazzi la mancata presenza di un partigiano catanese, il novantaquattrenne Santino Serranò, che avrebbe dovuto essere presente all’incontro e portare la sua testimonianza sugli eventi che contraddistinsero quegli anni di conflitto, ma che per ragioni di salute non ha potuto presenziare.

Nella sala conferenze del liceo catanese campeggiava un bellissimo cartellone di 70 cm. di altezza allestito dagli alunni della 5ª E – sezione di grafica, nel quale accanto a foto che riproducono l’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia e la liberazione di un gruppo di bambini dopo l’abbattimento dei cancelli del lager, avvenuto il 27 gennaio 1945, da parte delle truppe sovietiche che avanzavano verso Berlino, sono stati riportati, nel cartellone, il testo della poesia introduttiva del romanzo “Se questo è un uomo” di Primo Levi, il testo della canzone “Auschwitz (La canzone del bambino nel vento)” di Francesco Guccini, la copertina di un libro riguardante il “Diario” di Anna Frank, nonché l’immagine di alcuni partigiani in montagna e una serie di dati inerenti l’Olocausto e le finalità del “Giorno della memoria”.

Peraltro, gli allievi della 5ª E erano stati preparati all’incontro dalla loro insegnante di Storia e Italiano, Sara Gulino, che ha curato il progetto insieme ad un’altra docente di Discipline grafiche, Susanna Leonardi, la quale ha seguito i ragazzi durante tutte le fasi di ideazione e realizzazione del suddetto cartellone e della locandina del seminario, sino alla fase di stampa, coadiuvata dal prezioso lavoro anche degli assistenti tecnici Stefania Di Vita e Antonino Patanè.

Relatori del seminario sono stati Concetto Martello, docente universitario presso il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Ateneo di Catania, e Santina Sconza, presidente dell’Anpi Catania (Associazione nazionale partigiani d’Italia).

Il tema trattato dal prof. Martello è stato “Comprendere, giustificare, negare. La storiografia e la filosofia complici del nazi-fascismo”. L’intervento del docente ha preso le mosse dalla necessità “che la memoria del male assoluto e radicale, quale è stato lo sterminio programmato dai nazisti con la complicità dei suoi alleati, deve essere integrata dalla storiografia, cioè dalla raccolta di documenti e testimonianze (scritte e/o audiovisive), che ne tengano viva la cognizione, nel quadro di una prospettiva morale e politica che alimenti la speranza che non si ripeta”.

Il prof. Martello ha voluto evidenziare il concetto che la memoria storica che si ricava da tale integrazione è in grado con la forza della verità di opporsi validamente al “revisionismo”, cioè la pratica storiografica che giustifica lo sterminio pur non negandolo, e al “negazionismo”, che addirittura sostiene, anche contro l’evidenza, che non ci sono prove dello sterminio.

Riguardo al revisionismo e al fenomeno del negazionismo Concetto Martello precisa che “si tratta di una vera complicità, morale e politica, di una parte del ceto intellettuale col razzismo e le pratiche eugenetiche del nazismo, prima, durante e dopo il ventennio caratterizzato dalla sua ascesa e dalla sua conquista del potere in Germania”.

La presidente provinciale catanese dell’Anpi si è soffermata sul tema “L’orrore dei lager”, ricordando che il primo campo di sterminio in Germania, a Dachau, risaliva già al 1933, anche se all’inizio lo scopo era quello “di schiacciare l’opposizione interna”, compito affidato ad Himmler capo delle SS. Eliminati gli oppositori, vennero reclusi quelli che con ferocia criminale “venivano considerati dai nazisti gli ‘scarti della società’ e su di questi furono effettuate sperimentazioni per produrre la nuova razza ariana, c’erano almeno 15mila campi sparsi fra la Germania e la Polonia, i più grandi furono costruiti nel 1942 per la ‘soluzione finale’. Tra questi fu istituito anche un lager, quello di Ravensbruck, per sole donne. In 6 anni vi furono rinchiuse 130mila donne. Negli ultimi mesi di guerra il lager divenne un campo di sterminio,  dove vennero trucidate decine e decine di migliaia di donne, molte con i loro bambini”.

Santina Sconza ha ricordato che ci furono campi di concentramento anche in Italia, a Fossoli e Bolzano dove i prigionieri venivano torturati e uccisi, oltre al campo di sterminio della Risiera di San Sabba, a Trieste. La presidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia ha ricordato che nel nostro Paese si calcola siano stati deportati 47mila uomini, donne e bambini. Tra i deportati italiani, Santina Sconza ha voluto espressamente ricordare la bambina ebrea Liliana Segre, Carmelo Salanitro professore del Liceo catanese “Cutelli” e cattolico pacifista nonché Nunzio de Francesco partigiano siciliano.

Prima degli interventi dei due relatori, il giornalista Andrea Toscano, che ha coordinato l’incontro, ha brevemente illustrato il significato del “Giorno della memoria”, rammentando che nel nostro Paese è stato istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211/2000 (cinque anni prima che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite scegliesse, con risoluzione 60/7 del 2005, la stessa giornata del 27 gennaio), per ricordare le leggi razziali in Italia (introdotte nel 1938 dal regime fascista e firmate dall’allora re d’Italia), la Shoah e le persecuzioni subite da tutti i deportati nei campi nazisti, anche da omosessuali, dai sinti e dai rom, da altre minoranze, anche religiose, e dai deportati militari e politici.

Ma la ricorrenza del 27 gennaio serve anche per ricordare il ruolo di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria incolumità hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Andrea Toscano ha ricordato che “la scuola è uno dei luoghi più idonei per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della memoria e per diffondere i valori contenuti nella Carta costituzionale e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, al fine di mantenere vigile la memoria per impedire che possano ripetersi la tragedia del nazi-fascismo e gli orrori delle deportazioni e dell’Olocausto, il cui ricordo rappresenta un monito per il presente ed il futuro, in un periodo in cui affiorano nuovamente in Europa preoccupanti rigurgiti nazi-fascisti, e permette di far maturare nei giovani un’etica della responsabilità individuale e collettiva, dando un contributo alla promozione di una cittadinanza attiva e consapevole ed alla realizzazione di una pacifica convivenza, contrastando il pregiudizio e il razzismo”.

Alla fine di questa costruttiva esperienza, gli alunni presenti al seminario potranno approfondire in classe la riflessione su questi temi, supportati dal lavoro sempre prezioso ed infaticabile dei loro insegnanti. E anche se magari spesso non c’è la possibilità di organizzare “eventi strutturati”, l’importante è non far cadere nel silenzio il ricordo del genocidio pianificato e perpetrato dal nazismo e le riflessioni sulle complicità, anche soltanto trovando il tempo per momenti di riflessione che sono assai utili e auspicabili per gli studenti di tutte le classi nelle varie scuole d’Italia.

Andrea Toscano

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