Istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria in ricordo della Shoah e delle persecuzioni subite da tutti i deportati nei campi di concentramento, anche da omosessuali, dai sinti e dai rom, da altre minoranze e dai deportati militari e politici, nonché per ricordare le leggi razziali introdotte nel nostro Paese nel 1938 dal regime fascista e firmate dall’allora re d’Italia.
Ma perché per la ricorrenza è stata scelta la giornata del 27 gennaio (anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con risoluzione 60/7 del 2005)? Proprio perché era il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata rossa che avanzavano verso Berlino raggiunsero il lager presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), abbattendone i cancelli e consentendo quindi ai sopravvissuti di rivelare gli orrori e i crimini infami commessi dai nazisti.
E il Giorno della Memoria serve pure a ricordare il ruolo di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria incolumità hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Negli anni passati gli istituti scolastici di ogni ordine e grado sono stati invitati ad organizzare cerimonie, iniziative, incontri. Quest’anno l’emergenza della situazione sanitaria ha indirizzato anche le scuole verso iniziative soprattutto on line. Ma ovviamente è sempre possibile e auspicabile che in classe (laddove si svolgono lezioni in presenza) o attraverso la didattica a distanza vengano dedicati spazi di riflessione (anche nei giorni successivi al 27 gennaio), al fine di mantenere vigile la memoria per impedire che la tragedia del nazi-fascismo e gli orrori delle deportazioni e dell’Olocausto possano ripetersi.
Il portale “Scuola e Memoria” (nel quale sono anche riportati alcuni degli eventi organizzati, la maggior parte di quali quest’anno sono on line) mette disposizione un’apposita “area didattica” che può rappresentare un utile spunto per trattare tematiche collegate con il Giorno della Memoria. Inoltre c’è una pagina in cui sono segnalate le scuole vincitrici (e altre che hanno ricevuto “menzioni di merito”) della XIX edizione del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, rivolto agli alunni al fine di approfondire studi e ricerche.
Peraltro la scuola rappresenta il luogo più idoneo per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della memoria e per diffondere i valori contenuti nella nostra Carta costituzionale e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, contribuendo anche a far maturare nei giovani un’etica della responsabilità individuale e collettiva, una cittadinanza attiva e consapevole, per la realizzazione di una pacifica convivenza, contrastando il pregiudizio e il razzismo.
Certo, quest’anno non è stato possibile organizzare il consueto appuntamento del “Viaggio della memoria” a Cracovia e Auschwitz-Birkenau, organizzato dal Ministero dell’istruzione in collaborazione con l’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane), così come non sono stati possibili (se non forse poche eccezioni) gli incontri con persone che vissero quei tragici fatti e soprattutto le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio o dei familiari di vittime delle persecuzioni: incontri di forte impatto emotivo che comunque talvolta vengono proposti, in particolare quest’anno, attraverso iniziative e testimonianze on line (in diretta o registrate).
Nelle scuole possono comunque essere organizzati momenti di riflessione anche tramite l’ausilio di testi storici e/o letterari che rimandano a quei tragici eventi, magari semplicemente attraverso la lettura in aula, ad esempio, di alcune pagine del “Diario di Anna Frank”, ricordando la sua frase “quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.
Partendo dalla considerazione che “chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”, il ricordo dell’Olocausto rappresenta un monito per il presente e il futuro, in un periodo in cui si diffondono tentativi di “revisionismo” e addirittura di “negazionismo” che tendono a falsificare la drammatica storia che caratterizzò il periodo antecedente la II guerra mondiale, la Shoah, la Resistenza in Italia e in Europa.
Purtroppo non mancano segnali preoccupanti di rigurgiti nazi-fascisti e sono sempre più diffusi episodi di razzismo. Per limitarci all’Italia e a fatti di cronaca recentissima, ricordiamo le svastiche e le scritte razziste e omofobe che sono state vilmente apposte di notte a Ferrara sui muri di diversi edifici pubblici, tra cui alcune scuole.
E anche il caso del giovane che ispirandosi al gruppo suprematista statunitense “AtomWaffen Division” e alle Waffen-SS naziste aveva ideato anche delle chat dove istigava alla violenza contro gli ebrei. Insieme con altri coetanei aveva costituito un’organizzazione denominata “Nuovo ordine sociale”, di ispirazione nazista, finalizzata al reclutamento di volontari e alla pianificazione di atti estremi e violenti a scopo eversivo (per tale motivo sono state anche disposte perquisizioni in diverse città italiane).
Oltre agli ebrei, il giovane savonese arrestato dalla Polizia aveva preso di mira anche le donne: nelle varie chat monitorate dagli investigatori sosteneva teorie misogine che addebitano a presunti comportamenti delle donne i fallimenti nelle relazioni sentimentali e istigano all’odio e alla violenza contro il sesso femminile. Il giovane in questione citava in particolare ebree e comuniste, senza però… “trascurare” nelle sue pericolose farneticazioni le donne in generale, annoverandole tra “i nemici”.
Ma questi episodi forse non descrivono a sufficienza quanto si muove talvolta sottotraccia, con organizzazioni che in Europa (e non solo) tendono a compattare pericolose alleanze transnazionali di ispirazione nazi-fascista, che non vanno sottovalutate né tollerate.
Ecco perché ritornano perentorie le parole di Primo Levi, sopravvissuto alla deportazione nel campo di concentramento e autore del romanzo “Se questo è un uomo” che descrive l’orrore di quella esperienza, il quale ci ha rammentato ‘il dovere di non dimenticare’: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
E il Giorno della Memoria è importante per non far cadere nel silenzio il ricordo del genocidio nazista e le riflessioni sulle complicità.
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