Il Fatto Quotidiano, oggi, riporta una bella notizia. Di quelle che fanno bene al cuore e ben sperare nel futuro dell’umanità. Sì, perché per fortuna non tutti i giovani sono come quelli descritti qualche anno fa da Galimberti nel suo saggio “L’ospite inquietante”: dipendenti da sostanze varie, depressi, nichilisti. C’è anche chi, come Nicolò Govoni, cremonese di 27 anni, è riuscito a creare – con i volontari della ONG Still I Rise da lui stesso fondata – la prima scuola internazionale per bambini profughi, in una delle baraccopoli più affollate di Nairobi, in Kenya. Una scuola non raffazzonata, per modo di dire, ma un vero e proprio Istituto che dispensa insegnamento di qualità a costo zero per gli alunni, con docenti italiani e kenioti: lingue straniere, matematica e scienze, sociologia, arte e altre discipline con un rapporto docente/allievi di 1 a 15, contro la media nazionale che è di 1/45 circa.
Nicolò Govoni, ancorché molto giovane, ha alle spalle un’esperienza di tutto rispetto, iniziata non appena diplomato. Di centri di emergenza didattica e formativa – così li chiama lui – ne ha già realizzati in Grecia, Siria e Turchia. A chi, appena diciottenne, gli prospettava una vita di solitudine e privazione, risponde che non si è mai sentito bene come adesso. Il suo obiettivo è strappare gli ultimi – i bambini poveri, orfani, rifugiati nelle periferie del mondo – alla strada, alla disperazione, alla morte.
L’idea che sorregge e anima questi progetti di cooperazione internazionale è semplice, ma al tempo stesso difficile da perseguire in Paesi devastati e sfigurati dalla guerra, dalle violenze e dalla corruzione: a beneficiare dell’educazione e dell’istruzione impartite a scuola non saranno soltanto i bambini, ma, a cascata, tutte le persone che incontreranno nella loro esperienza di vita.
Visitando il sito nicologovoni.com si scoprirà tutta la ricchezza di questo giovane cremonese che ha scritto anche svariati libri, tra cui un romanzo dal titolo “Bianco come Dio”, sottotitolo “una persona alla volta, un sorriso alla volta. È così che si cambia il mondo”. Si potrà leggere un articolo della scrittrice Michela Murgia, in qualche modo sorprendente, perché ci dà una notizia passata sottotraccia nella grande informazione nazionale: Govoni è stato candidato al Premio Nobel per la Pace per il 2020, Premio poi assegnato al World Food Program. Niente male per un ragazzo di appena 27 anni, un ragazzo la cui “seconda stella a destra” è – in prospettiva – un mondo futuro migliore, grazie proprio a questi bambini che avranno avuto l’opportunità di studiare.
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