Prima le verdure e poi la pasta: l’ordine classico con cui si consuma il pranzo è stato invertito, in via sperimentale nelle scuole di infanzia del Comune di Forte dei Marmi, nota località turistica in provincia di Lucca. L’idea del “menù al contrario“, partendo dalle verdure, prenderà il via il 23 aprile e il giorno successivo si replicherà. La decisione è stata presa dall’assessorato alla pubblica istruzione e dai membri della commissione mensa del Comune, che hanno in tal modo accolto il suggerimento degli esperti di settore dell’Asl in Versilia. Quest’ultimi sono convinti che il capovolgimento dell’ordine con cui consumare i piatti è benefico alla salute dei più giovani, perché iniziare il pasto di metà giornata con le verdure significa adottare un modello alimentare in cui i cibi ricchi di nutrienti vengono prioritizzati. Con i carboidrati, importanti ma dei quali spesso si abbonda, a passare in secondo piano.
In effetti, la scienza ci dice che le fibre presenti nelle verdure rallentano la digestione e l’assorbimento dei carboidrati, prevenendo picchi di zucchero nel sangue e promuovendo una risposta insulinica più equilibrata. Invertendo le pietanze, quindi, in teoria si andrebbe anche ad incidere sulla prevenzione dell’obesità.
Nei due giorni di sperimentazione ai bambini verranno servite dunque prima le verdure e successivamente il primo. Questo perché, hanno spiegato, in alto numero i bambini chiedono anche il bis dei primi piatti, spesso a base pasta, e tutto quello che c’è dopo, verdura e frutta, viene consumato a fatica, a volte pure lasciato nel piatto.
Così si è pensato che invertire l’ordine dei piatti potesse essere un modo per invogliare i piccoli a mangiare più frutta e verdura, con un occhio sempre attento ad evitare anche gli sprechi.
E se la sperimentazione basata sulla promozione di abitudini alimentari più sane dovesse avere successo, la giunta di Forte dei Marmi già pensa di allargarla ad altre scuole della località toscana.
Del resto, secondo l’Oms il 35% dei casi di cancro è riconducibile ad abitudini alimentari sbagliate. Ed è giusto, quindi, che la prevenzione venga insegnata sin da piccoli.
Gli ultimi dati sull’obesità giovanile non sono incoraggianti: in Italia un terzo dei bambini è già in sovrappeso o obeso e questa percentuale raggiunge il 44% in Campania, rendendola regione maglia nera, subito seguita con il 42% dalla Calabria. Tutt’altro che un’innocua ‘pancetta’, l’obesità infantile spesso continua in età adulta, mettendo a rischio di sviluppare diabete, tumori, malattie del cuore e ictus.
Per questi motivi il ministero della Salute insieme a quelli dell’Agricoltura, dello Sport, dell’Istruzione stanno lavorando per introdurre l’ora di prevenzione scuola, con un accento sull’alimentazione sana e la dieta mediterranea.
“L’attenzione verso gli alimenti di cui ci nutriamo – ha detto Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria – ha effetti diretti sul benessere, degli adulti come dei bambini”, soprattutto in un momento in cui la pandemia ha peggiorato le abitudini quotidiane di gran parte della popolazione.
“La dieta mediterranea – ha detto il ministro delle Salute Orazio Schillaci – è strategica per la prevenzione di malattie ed è uno strumento di rafforzamento di valori culturali come l’importanza della qualità dei prodotti, il rispetto per il territorio e la biodiversità”.
Nella sola Europa, una dieta malsana, ovvero troppo ricca di zuccheri, grassi saturi e cibi ultraprocessati, causa più di un milione di morti ogni anno. L’Oms Europa nel 2023 ha annunciato nuove linee guida nutrizionali per proteggere i bambini dal marketing alimentare malsano e dalla pubblicità di cibi e bevande non salutari.
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