Il rilievo dato agli episodi da un lato sembra aver creato un alone di “esemplarità” e dall’altro un clima di preoccupazione. Entrambi gli aspetti devono far riflettere gli adulti sull’uso delle parole e sui comportamenti da tenere.
Premesso che da tempo psicologi e pedagogisti hanno sottolineato la valenza educativa del gruppo, è utile ricordare che cosa sia il bullismo in età scolare, del quale molti hanno sentito parlare soltanto ora. Noto all’estero ed in via di espansione in tutti i Paesi industrializzati, compresa l’Italia, il bullismo (da bullyng) è un fenomeno che riguarda soprattutto gli alunni del ciclo obbligatorio, senza distinzione di sesso o di ceto sociale.
Ha come caratteristica principale l’aggressività nei confronti dei compagni, ma non esclude quella verso gli adulti. Si verifica quando uno studente viene preso di mira da uno o più compagni e sottoposto con episodi ripetuti e continuativi nel tempo ad azioni offensive. I bulli, che amano la sopraffazione, agiscono nei confronti di soggetti deboli, piuttosto soli e non amanti della violenza. Non sempre, anche a scuola, è facile intervenire e spezzare il clima di omertà che lega gli alunni. E’ però necessario riuscire ad individuare subito i segnali di disagio per poter intraprendere azioni programmate che mirino a rendere consapevoli i ragazzi del problema ed a cambiare atteggiamento. Per vincere la sfida, è necessario che la famiglia collabori strettamente con la scuola al fine di presentare valori e modelli che possano essere validamente imitati dai giovani.
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