Giovani e droga: più attratti dalla cocaina, e chiedono meno aiuto
Non hanno la possibilità di sganciarsi dalla famiglia, si sentono poco compresi a scuola e sfruttati nel mondo del lavoro, non credono nella politica e si stanno sempre più allontanando dalla Chiesa: è questo il profilo dominante dei giovani italiani che qualche giorno fa il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha un po’ genericamente riassunto in una definizione – “bamboccioni” – contro la quale si sono levati gli scudi da più parti.
Ora il Ministero della Salute fa anche sapere che, malgrado le difficoltà oggettive, complessivamente i nostri giovani sembrerebbero più virtuosi di quelli di 15 anni fa: dalla “Rilevazione attività nel settore delle tossicodipendenze – Anno 2006” risulta infatti che la percentuale di ragazzi tra i 20 e 24 anni che si ‘rifugiano’ nella droga e si rivolgono ai Sert – i Servizi pubblici per le tossicodipendenze – è diminuita dal 28,6% del 1991 all’11% del 2006.
Sebbene in crisi d’identità, i giovani sembrerebbero così meno attratti da droghe pesanti come l’eroina. Ma il dato merita un po’ più di attenzione.
La palma della sostanza stupefacente più richiesta sarebbe passata alla cocaina: la ricerca evidenzia, infatti, una sensibile diminuzione del ricorso all’eroina (90,1% nel 1991, 85,6% nel 1998, 71,3% nel 2006) e un aumento a partire dal 1995, molto evidente negli anni 2000, del consumo di cocaina (1,3% nel 1991, 14% nel 2006).
Ora, è noto come la cocaina sia altrettanto devastante dell’eroina ma con effetti quasi sempre più ritardati e quindi con minori necessità di richiesta di aiuto sanitario.
Il fatto che i giovani non chiedano alcun tipo di sostegno non basterebbe quindi per affermare: “si drogano sempre meno”.
Anzi, sarebbe il caso di dire: “si drogano sempre prima”.
Dallo studio risulta, infatti, che “dei 171.353tossicodipendenti in cura nei 544 Sert, lo 0,2%, pari a 327, ha un’età inferiore ai 15 anni. In tutti gli anni considerati, dal 1991 al 2006, si è passati da 87 a 327 ragazzi sotto i 15 anni in cura, ma con una percentuale costante sul totale pari allo 0,1% negli anni, fino, appunto, a raggiungere lo 0,2% lo scorso anno”.
E’ probabile quindi che il boom della cocaina abbia prodotto questa situazione: quella dei giovanissimi, gli under 15, evidentemente meno avvezzi nella gestione degli effetti collaterali, costretti ad uscire allo scoperto, ammettere il loro stato e rivolgersi ad una struttura di cura; poi c’è quella dei tanti giovani che solo in età adulta sono costretti a gettare la maschera e a rivolgersi ai medici.