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Giovani e internet: niente paletti, meglio insegnare a produrre

Negare l’accesso a internet ai minori è un errore in partenza. Piuttosto bisogna fare in modo che i bambini utenti diventino anche produttori di contenuti“: sono probabilmente destinate a far discutere le parole pronunciate il 12 novembre da Adriana Sartore, insegnante e coordinatrice del Progetto “Multimedialità e innovazione didattica”, durante la realizzazione del laboratorio didattico “Civil life” realizzato all’interno del dibattito di “Exposcuola-young 2009” in corso alla fiera di Padova fino al 14 novembre.
Durante il contributo sono stati ricordati diversi punti irrisolti: ad iniziare dal fatto che ufficialmente non ci si può iscrivere a un social network se non si hanno più di 13 anni. Però, e i bambini lo sanno bene, il limite è facilmente aggirabile. Come? Il meccanismo è semplice: basta, al momento dell’iscrizione, aumentarsi l’età. Tanto nessuno controlla se è vero. L’aggiramento sta assumendo dimensioni tutt’altro che marginali: in un recente editoriale che parlava di accesso ai social network, apparso sulla Cnn, si proponeva di introdurre, per l’accesso a determinati siti e servizi, la “maggiore età”. E certificata.
Per infondere ai giovani un comportamento “virtuale” più responsabile, la professoressa Sartore ha pensato che potrebbe essere utile realizzare un cartone animato da far realizzare direttamente ai bambini: per Sartore sarebbe un modo per “sviluppare spirito critico nei bambini visto che non appena avranno il cellulare potranno navigare in internet. E’ chiaro – ha spiegato la docente – che i bambini vanno tutelati ma è altrettanto importante che comprendano la differenza tra reale e virtuale. La media-education sollecita le capacità critiche dei bambini che devono diventare user content generated“. Così è nato il cartoon “Bla bla bla e-democracy e minori”: si tratta di un progetto rivolto ai ragazzi delle scuole primarie che, utilizzando il linguaggio creativo digitale come forma di comunicazione, realizzano un prodotto che poi potrà essere condiviso nel web attraverso portali dedicati ai video, o visualizzato sul videofonino o sul sempre più gettonatissimo iPod.
Ovviamente questo deve accompagnarsi con “l’educazione alla legalità. I bambini ormai sono abituati a vedere i genitori che passano ore e ore a scaricare contenuti dal web. Bisogna invece spiegare loro che esiste il diritto d’autore, che non tutto può essere banalmente copiato e incollato“. In questo centrale è il ruolo delle famiglie. “Spesso – osserva la docente – sono tecnologicamente avanzate ma poco educate a un uso corretto dei nuovi mezzi. L’educazione va fatta a tutti i livelli – conclude – per evitare che il web diventi un pericolo per i nostri bambini“. Ad iniziare dai social network più comuni come Facebook e Twtter.
Alessandro Giuliani

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