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Giovani e movida: il divieto talvolta è pure educativo

Secondo il sociologo Franco Ferrarotti, di fronte al fatto che i giovani non rispettano i limiti imposti dal contagio da Covid, lasciandosi andare nella movida senza regole sanitarie, occorre fare capire loro che c’è un limite in tutto. 

“La movida deve fermarsi quando entra in gioco la sicurezza e la libertà degli altri. In un certo senso dobbiamo ringraziare il virus che ci fa recuperare il senso del divieto”.

E poi continua, durante una intervista all’Agi: “In generale dico che le regole per i luoghi pubblici ci sono e bisogna farle rispettare. Purtroppo l’Italia è un paese in cui ci sono troppe regole, e spesso una è in contraddizione con l’altra. Motivo per cui ci si sente autorizzati a violarle a cuor leggero. Inoltre, siamo il popolo – e questo è un nostro aspetto pittoresco e affascinante – che pensa che le regole esistano per il gusto di violarle. Ma questo non è possibile quando la violazione comporta un danno per gli altri”.

“Abbiamo una gioventù fotogenica, mantenuta e del tutto scriteriata – dice Ferrarotti – Mi spiego. I ragazzi di oggi sono estremamente narcisisti e selfie-dipendenti, perché vivono nella società dello spettacolo, dove chi non è fotografato non esiste. Non lavorano e spesso a sostentarli sono i padri, le madri, le vecchie zie. Ma, per la verità, lo sbandamento dei giovani è da attribuire a un peccato di omissione grave della classe intermedia, cioè dei loro genitori. C’è stata una vera e propria carenza di tempo formativo e pedagogico, un errore grave e mortale. Inoltre il retaggio della cultura sessantottina ha fatto credere che la spontaneità, il “vietato vietare” corrisponda alla creatività, quando la creatività è invece frutto di introspezione e di un processo educativo”. 

Pasquale Almirante

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