In Italia il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell’anno precedente.
È questo uno dei dati più preoccupanti emersi dal Rapporto di Save the Children ‘Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?’, presentato il 9 maggio a Roma, in occasione della conferenza di rilancio della campagna Illuminiamo il Futuro.
Complessivamente, sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta.
Se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% della Campania. Che con la Sicilia gode del poco invidiabile primato di avere le generazioni più ‘povere’ dal punto di vista educativo. Hanno, cioè, meno opportunità educative e formative che possano consentire loro di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire capacità, talenti e aspirazioni. Poco meglio stanno i loro coetanei calabresi e pugliesi. All’altro capo della classifica, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia sono le regioni che offrono maggiori possibilità ai minori.
Anche se poi, solo Trento e Bolzano scendono al di sotto il 50% di bambini deprivati culturalmente (rispettivamente 49% e 41%).
Ma la mancanza di cultura, non riguarda solo la lettura: il 69% degli under 17 non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva.
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Dal rapporto emerge, inoltre, una connessione molto forte tra povertà educativa e i cosiddetti Neet, ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione.
Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive. I dati regionali che emergono dall’Ipe raccontano un’Italia estremamente frammentata.
Se in Italia solo il 13% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido, i divari regionali possono diventare baratri: sono infatti 25 punti percentuali a dividere l’Emilia Romagna (la regione del Nord con la più alta presa in carico di bambini 0-2 anni, il 27%) dalla Calabria (2%). Per il tempo pieno, le differenze tra regione e regione sono fortissime.
La maglia nera spetta però alla Calabria, con il 78% delle classi primarie che non fanno orario pieno, ma la sorpresa arriva dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di scuole a offrire questa opportunità; per le secondarie di primo grado, la maglia nera va al Molise (il 99% delle classi non ce l’ha), seguita dall’Emilia-Romagna (94%).
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