I giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico/formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa, i cosiddetti Neet (Neither in Employment nor in Education and Training), presentano un concreto rischio di esclusione dal mercato del lavoro.
Esclusione che col tempo fa aumenta tale condizione e dunque la zona d’ombra dentro cui vivono.
In Italia, la quota di Neet sul totale dei 15-29enni, stimato al 19% per il 2022, quest’anno vola al 8,8%, che riassorbe il forte aumento determinato dalla crisi economica mondiale (26,2% nel 2014).
In ogni caso il valore percentuale nell’Ue è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12,0%) e tedesco (8,6%).
Il gap con l’Europa è massimo per i diplomati (8,3 punti) e scende a sei punti sia per i titoli terziari sia per chi ha al più un titolo secondario inferiore.
L’incidenza dei Neet nel 2022 è scesa al 19,4% tra i giovani con al più un titolo secondario inferiore, al 20,3% tra chi ha un titolo secondario superiore e al 14,0% per coloro che hanno conseguito un titolo terziario.
Se poi si calcola la quota di chi non lavora tra coloro che non studiano più il vantaggio occupazionale di possedere almeno un diploma appare evidente: dal 59,4% tra chi ha al massimo un titolo di studio secondario inferiore si scende al 36,0% tra chi ha un titolo secondario superiore.
La quota di Neet sul totale dei 15-29enni nel 2022 è diminuita per entrambi i generi e in misura leggermente superiore per le donne, riducendo il gap che tuttavia rimane marcato: 17,7% per gli uomini contro 20,5%.
Come al solito nel Mezzogiorno la quota di Neet è più alta: 27,9% contro 13,5% nel Nord e 15,3% e nel Centro.
Tra gli stranieri raggiunge il 28,8% (18,0% tra gli italiani) ed emergono le differenze di genere: tra le straniere e le italiane ci sono quasi 20 punti di differenza (37,9% contro 18,5%, rispettivamente) mentre tra gli uomini sono circa 2 punti (stranieri 19,8%, italiani 17,5%).
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