La Sicilia ha un triste primato: il 26% dei giovani siciliani tra i 18 e i 24 non ha conseguito il diploma e può considerarsi fuori da qualunque circuito educativo, perché non frequenta né un percorso scolastico, né un percorso di formazione professionale. E quasi il 36% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora.
Giovani Neet: va alla Sicilia il triste primato
I numeri sono stati recentemente diffusi dal Censis, nell’ambito di Di.Sco.Bull, il progetto promosso dal Ministero dell’Interno, in accordo con il Ministero dell’Istruzione, realizzato con i fondi europei del Pon Sicurezza per lo Sviluppo nelle quattro regioni dell’Obiettivo convergenza (Puglia, Campania, Calabria e Sicilia).
Si tratta di un dato allarmante, perché l’abbandono scolastico non rappresenta soltanto un’emergenza educativa, ma anche una “falla” nel sistema sociale.
Nonostante i numerosi interventi realizzati a livello regionale, si è riuscito a contenere il fenomeno, ma non certo a ridurlo in maniera drastica. Se da un lato, dal 2004 al 2009, il tasso di dropping out è sceso di 4 punti percentuali, dall’altro ancora oggi un giovane siciliano su quattro si ferma a livelli di scolarità medio-bassi, non riuscendo a trovare nel contesto socio-economico e culturale in cui vive gli stimoli necessari per proseguire gli studi.
Altro dato preoccupante riguarda la percentuale dei giovani Neet (not in education, employment or training), vale a dire giovani che non studiano e non lavorano. Si tratta del 35,7% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, dato che supera il 36% guardando alla sola componente femminile.
Anche il livello di alfabetizzazione è tra i più bassi d’Italia: il 31,4% dei ragazzi ha livelli di competenza solo minimi nella lettura, mentre per la matematica e le scienze le percentuali si attestano rispettivamente al 36,3% e al 32,7%.
Abbandono scolastico e basse competenze non sono però l’unica “piaga” del sistema d’istruzione siciliano. Altro fenomeno allarmante è, infatti, il bullismo, che coinvolge trasversalmente i ragazzi provenienti da classi sociali differenti e che in determinati contesti diventa terreno fertile per la subcultura di stampo mafioso.
Quasi il 25% dei ragazzi – secondo una recente ricerca sugli studenti delle scuole superiori della provincia di Palermo – è stato coinvolto in uno scontro fisico e nel 35,4% dei casi lo scontro è avvenuto a scuola, mentre un altro 15,5% degli studenti ha subito danneggiamenti e furti di oggetti all’interno dell’edificio scolastico.
Di.Sco.Bull si colloca all’interno di questo scenario, con varie attività volte a sostenere scuole, giovani e famiglie. In Sicilia, nel corso del corrente anno scolastico, sono stati ad esempio allestiti, presso l’Istituto tecnico commerciale, geometri e turismo «Duca Abruzzi» di Palermo e l’Istituto comprensivo «Enrico Fermi» di San Giovanni La Punta (Ct), due centri che erogano servizi di ascolto e sostegno, recupero e aiuto allo studio, rivolti a studenti, famiglie, docenti, attraverso l’impiego di una équipe territoriale con competenze socio-psico-pedagogiche. Queste strutture, aperte al territorio, intendono operare in rete con enti e servizi esistenti, al fine di garantire la circolarità delle informazioni e l’ottimizzazione di risorse e opportunità.