Declino delle vocazioni scientifiche, da una parte, e crescente influenza della tecnologia sulla vita quotidiana di ciascuno, dall’altra: il legame tra scienza e società è sempre più inestricabile, ma quali sono gli atteggiamenti e le opinioni dei giovani, i potenziali scienziati di domani, nei confronti della scienza e della tecnologia? L’istituto indipendente di ricerca di Vicenza Observa Science in Society, dopo gli studi condotti negli anni precedenti, ha promosso l’indagine “Giovani, scienza, tecnologia e cibo”, anticipata nell’undicesima edizione dell’”Annuario Scienza Tecnologia e Società” di recente pubblicazione (ed. Il Mulino), coinvolgendo un campione rappresentativo del territorio nazionale di 3.500 quindicenni, studenti al secondo anno di 100 scuole superiori italiane. In linea di massima gli adolescenti paiono vedere con favore le attività scientifiche e la tecnologia, soprattutto quando servono ad affrontare le malattie e le sfide legate alla salute, dimostrano interesse in particolare per gli aspetti pratici e si informano, specialmente attraverso la tv e il web. La storica contrapposizione tra scienza e fede pare sempre più in declino, ma accanto a questa fiducia nella scienza si distinguono varie preoccupazioni, fra cui quelle per l’ambiente e la sicurezza del cibo. La scienza secondo i ragazzi potrà essere utile nella vita e nel lavoro, ma degli scienziati ci si fida ancora poco e non sono molti quelli che ambiscono a diventarlo.
Interessi scientifici: tra i ragazzi prevalgono quelli per salute e sesso
In primo luogo sono stati analizzati gli interessi degli studenti per differenti aspetti scientifici e tecnologici, e sono emersi come primari quelli legati alla salute, il significato dei sogni, le scoperte scientifiche. Più staccati gli elementi immateriali legati al senso della vita e i fenomeni non ancora spiegati scientificamente. L’84% degli adolescenti (l’89% delle femmine e il 78% dei maschi) è interessato a cosa sappiamo e come possiamo curare il cancro, l’80% a conoscere e proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili (82% delle femmine e 78% dei maschi), il 75% a come prestare il primo soccorso (77% F, 73% M), il 72% ai possibili significati dei sogni (84% F, 60% M). Sette su dieci manifestano interesse per cosa sappiamo sull’Hiv/Aids e come tenerlo sotto controllo (75%F, 65% M), sulla sessualità e la riproduzione (67% F, 74% M), sulle invenzioni e le scoperte che hanno cambiato il mondo (65% F, 76% M) e sui fenomeni che gli scienziati non riescono ancora a spiegare (67% F, 73% M). E poi ancora: il 68% (72% F, 64% M) è interessato a come controllare epidemie e malattie, il 67% agli aspetti che riguardano la vita, la morte e l’anima (73% F, 60% M), il 64% ai danni da alcol e tabacco (65% F, 63% M), il 60% alla telepatia, la lettura della mente, il sesto senso e l’intuito (67% F, 52% M). I maschi risultano principalmente attratti dall’esplorazione dello spazio, dalla conoscenza scientifico-tecnologica e dall’ambiente, le femmine più orientate verso la salute, la cura del corpo e la ricerca del senso della vita; dati in continuità con precedenti indagini e in linea anche con gli orientamenti rilevati al momento dell’iscrizione ai corsi di laurea scientifici. Le principali differenze di tipo territoriale, invece, riguardano i temi della salute e dell’agricoltura, per i quali gli studenti e le studentesse del Sud e delle isole manifestano un interesse maggiore.
Scienza e tecnologia in classe: lo studio delle scienze utile per la vita quotidiana e il lavoro futuro
Alcuni studi dimostrano che le lezioni scolastiche sono piuttosto teoriche e non favoriscono un reale avvicinamento degli studenti alla pratica scientifica, mantenendo separate le spiegazioni dalle sperimentazioni. Per questo a livello europeo è stato promosso il cosiddetto approccio IBSE (Inquiry Based Science Education), per favorire il coinvolgimento attivo degli studenti in attività pratiche nelle materie scientifiche. Anche il governo italiano, nel documento programmatico “La Buona Scuola”, ha sottolineato l’importanza dei laboratori come “palestre di innovazione” per stimolare le capacità di problem solving degli studenti. Ma qual è la loro valutazione delle ore di scienze e tecnologia, e quanto apprezzano l’utilità dei contenuti appresi? Dall’indagine di Observa emerge che giudicano positivamente il tempo dedicato alle scienze, riconoscendo l’importanza della conoscenza e l’utilità delle materie scientifiche, nonché lo studio delle scienze è considerato rilevante anche per la vita quotidiana e per una futura occupazione. Il 57% degli studenti (29% F, 28% M) pensa che tutti dovrebbero studiare materie scientifiche a scuola, e un’uguale quota afferma che le lezioni delle materie scientifiche abbiano fatto aumentare la loro curiosità per le cose che non possiamo ancora spiegare (28% F, 29% M). Più di uno su due (53%) ritiene che quello che impara durante le lezioni di scienze gli sarà utile nella vita quotidiana (28% F, 25% M) e che la preparazione scientifica acquisita a scuola lo potrà favorire nella carriera lavorativa futura (51%, 25% F, 26% M).
Cosa voglio fare da grande: non lo scienziato
La scuola è determinante per gli orientamenti sul lavoro futuro, e posti di fronte a una serie di alternative, quella a prevalere in linea generale tra gli studenti riguarda il gestire un’attività commerciale (45% F, 55% M), seguita dal curare e valorizzare persone e/o animali (74% F, 26% M). L’interesse per la ricerca si colloca al terzo posto, con una preferenza maggiore tra le adolescenti (58%) rispetto ai compagni (42%). Emergono in modo piuttosto evidente le differenti aspettative tra maschi e femmine; se al quarto posto tra le preferenze in media si colloca il lavorare nello sport, l’opzione è indicata per il 32% dalle ragazze e per il 68% dai ragazzi. Idem per le successive scelte in ordine di rilevanza: inventare/costruire e sistemare cose (28% F, 72% M), lottare per i diritti delle persone e per l’ambiente (70% F, 30% M), usare i propri talenti artistici (68% F, 32% M). Passando al voler diventare uno scienziato/a in senso stretto, solo il 14% manifesta l’intenzione (5% F, 9% M), mentre una quota maggiore, il 35%, vorrebbe lavorare in ambito tecnologico (10% F, 25% M). Il dato è ricollegabile anche alla scarsa intenzione di iscriversi a un corso di laurea scientifico: meno di uno studente su cinque la manifesta, il 19% (10% F, 9% M).
Opinioni sulla scienza: curerà le malattie, ma degli scienziati non ci si fida
Gli studenti e le studentesse dichiarano, in linea di massima, pareri positivi nei confronti della scienza e della tecnologia, ma si tratta di una fiducia che non è incondizionata: si riconoscono infatti alcuni elementi di criticità, in particolare legati ai modelli di sviluppo e ai riflessi sull’ambiente e la salute. Se da una parte l’89% dei giovani pensa che la scienza e la tecnologia troveranno le cure per malattie come l’Aids o il cancro e l’80% che grazie alla scienza e alla tecnologia ci saranno grandi opportunità per le generazioni future, dall’altra il 57% valuta che scienza e tecnologia cambino troppo velocemente il nostro stile di vita. Esse sono ritenute responsabili da quasi un adolescente su due, il 46%, della maggior parte dei problemi ambientali; solo il 35% pensa che aiuteranno a eliminare la povertà e la fame nel mondo e meno di uno su 5 (19%) che aiuteranno i poveri. Appena il 17% afferma che dovremmo sempre fidarci di quello che dicono gli scienziati, che sono ritenuti neutrali e obiettivi solamente dal 25% degli adolescenti e in grado, secondo il 27%, di arrivare sempre alla risposta corretta applicando il metodo scientifico.
Informazione e partecipazione: si va poco in musei e a conferenze, sulla scienza ci si informa in tv e sul web
Gli studenti mostrano una scarsa propensione a partecipare a occasioni di carattere scientifico, preferendo alla partecipazione diretta la ricerca, piuttosto frequente, di un’informazione scientifica “mediata” da tv e Internet. Negli ultimi sei mesi il 64% dei giovani non ha mai visitato un museo della scienza, il 29% l’ha fatto una volta e il 7% due o più; l’86% non ha mai partecipato a una conferenza di ricercatori, l’11% ci è stato una volta, il 3% due o più volte; il 91% non ha mai partecipato a un festival della scienza, il 7% l’ha fatto una volta, il 2% due o più volte. Per quel che riguarda invece l’informazione attraverso i media, se il 21% non ha mai seguito programmi televisivi di divulgazione scientifica, il 46% li ha visti una o più volte al mese e il 33% ogni giorno/più volte la settimana. Legge articoli sulla natura o sulla scienza in libri o riviste una o più volte al mese il 53% dei ragazzi, ogni giorno/più volte la settimana il 16%, mai il 31%. Per quel che riguarda il web, il 36% legge notizie scientifiche sui social media ogni giorno/più volte la settimana, il 33% una o più volte al mese, mai il 31%; il 26% cerca informazioni sulla scienza e la tecnologia su Internet quotidianamente o quasi, il 40% una o qualche volta al mese, mai il 34%. Scarso è invece il ricorso alla Rete per scambiare informazioni con gli insegnanti: il 73% non lo fa mai, il 18% una o più volte al mese e il 9% ogni giorno/più volte la settimana. Tra coetanei pare emergere una differenza nella fruizione di contenuti scientifici: le femmine mostrano maggiore propensione a partecipare e informarsi di tanto in tanto, i maschi a farlo con assiduità.
Evoluzionismo: la maggioranza, anche tra i ragazzi credenti, sostiene la selezione naturale
Uno dei temi scientifici più dibattuti, anche in relazione all’insegnamento, è quello dell’evoluzionismo, che vede ai due poli opposti i cosiddetti creazionisti, che sostengono che l’origine della Terra e dell’uomo siano riconducibili a un atto divino, e gli evoluzionisti, che sostengono l’evoluzione delle specie attraverso il meccanismo di selezione naturale. Come la pensano gli adolescenti? Dall’indagine emerge che tra la maggioranza degli studenti (48%) prevale la teoria evoluzionista. Una quota non indifferente, uno su cinque (21%), afferma di non avere un’opinione precisa, mentre il 17% pensa che l’uomo sia il risultato di un’evoluzione naturale finalizzata a raggiungere la massima perfezione. L’opzione creazionista è marginale: il 9% dei ragazzi crede che ci sia un disegno divino che guida l’evoluzione, e una percentuale ancora minore, il 5%, che l’uomo sia una creazione divina che lo ha fatto direttamente così come lo conosciamo. A livello di conoscenze sull’evoluzionismo, la competenza degli studenti è in linea generale più che adeguata, con una media di risposte corrette su una serie di quesiti del 60% e una preparazione complessivamente maggiore tra le femmine. Nel corso dell’indagine è stato anche chiesto agli studenti di indicare l’orientamento religioso, per verificare la relazione tra quest’ultimo e le teorie evoluzioniste. Se è pur vero che l’opzione creazionista è sostenuta in prevalenza dai ragazzi che dichiarano un’appartenenza a una religione (il 17% dei credenti, contro il 4% dei non credenti), la posizione evoluzionista è preferita soprattutto dagli studenti non religiosi (60%), ma in buona misura (42%) anche da coloro che seguono una fede. Un dato rilevante, che evidenzia che anche tra gli adolescenti le questioni scientifiche si sono in qualche modo slegate da condizionamenti religiosi. Confrontando, infine, l’opinione sulle origini della specie con il livello di competenza, emerge che gli studenti più competenti sono anche coloro che aderiscono alla teoria evoluzionista, mentre a una scarsa competenza corrisponde l’adesione alle tesi creazioniste.
Religione e scienza: tra gli studenti si allenta la contrapposizione
L’allentamento della contrapposizione tra orientamento religioso e “vita secolare” non sembra riguardare tra gli adolescenti solo un tema emblematico come l’evoluzionismo. Rispetto alla storica contrapposizione tra scienza e credo, è il 37% degli studenti ad affermare che la propria religione contraddice alcuni contenuti delle lezioni di scienze (19% F, 18% M). Un’uguale quota sostiene che le conoscenze religiose siano utili nella propria vita (20% F, 18% M), mentre scende al 13% la percentuale dei ragazzi che crede che la religione potrebbe influenzare la scelta futura di una carriera o di un lavoro (6% F, 7% M).
Cibo e ricerca: la priorità per gli adolescenti è verificare che sia sicuro
Il cibo sta assumendo un ruolo sempre più centrale, a maggior ragione nell’anno in cui l’Italia ospita l’Expo, nelle sue diverse dimensioni di piacere, fattore socio-culturale, elemento connesso alla salute e all’ambiente. Le caratteristiche del cibo considerate più importanti dai ragazzi riguardano, in ordine di priorità, la sicurezza (il consumo di cibo non causerà malattie) e il gusto (il cibo è piacevole per i sensi). Poi la nutrizione (quantità e tipo di grassi, proteine, vitamine, ecc.), la naturalezza (il cibo viene prodotto senza tecnologie moderne), l’origine (dove sono stati coltivati i prodotti), il prezzo (quanto deve essere pagato per il cibo). E ancora: l’impatto ambientale (effetti della produzione sull’ambiente), aspetto (come si presenta esteticamente), comodità (il cibo può essere cotto e consumato facilmente), equità (tutti coloro che contribuiscono alla produzione del cibo hanno un beneficio), tradizione (uso di pratiche tradizionali per la preparazione/consumo). L’attenzione per il gusto e la nutrizione rivelano un interesse per le caratteristiche intrinseche del cibo come fattori primari di qualità, in particolar modo tra le femmine, mentre i maschi dimostrano una maggiore attenzione ai luoghi di produzione. Interrogati, infine, sulle caratteristiche sulle quali si dovrebbe fare principalmente ricerca per migliorare la qualità del cibo, i ragazzi confermano l’interesse prioritario per la sicurezza. Seguono, poi, gli aspetti legati alla nutrizione e l’impatto della produzione sull’ambiente.