Si è svolta oggi alla Camera, l’audizione sulla fragilità emotiva e psicologica dei più giovani. Ad intervenire, due esperti in materia di disturbi neuropsichiatrici adolescenziali e di Hikikomori, un fenomeno ormai dilagante nel mondo:
“I disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva sono molto frequenti e colpiscono un adolescente su cinque – spiega Elisa Fazzi, professoressa ordinaria di neuropsichiatria infantile presso l’Università degli Studi di Brescia e presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – i disturbi del neurosviluppo sono disturbi molto precoci che insorgono dal periodo del concepimento, causati soprattutto da fattori genetici e ambientali e sono disturbi che interferiscono su questo processo del neurosviluppo che è il processo con cui cervello e sistema nervoso centrale costruisce le strutture e circuiti che sovrintendono tutte quelle che sono le funzioni adattive (motorie, cognitive, sociali). Sono disturbi che cambiano nel procedere del tempo nella crescita del bambino. Abbiamo l’autismo, l’ADHD, disturbi specifici dell’apprendimento, disabilità intellettive. Ci sono poi altri disturbi come l’epilessia, paralisi cerebrali infantili e la psicopatologia dell’adolescenza e i disturbi del comportamento alimentare.
Ci sono carenze di letti ospedalieri e di strutture residenziali che sono indispensabili per garantire interventi di maggiore complessità e intensità, anche per evitare l’ospedalizzazione. C’è una scarsa risposta assistenziale sul territorio e una disomogenea organizzazione dei servizi all’interno delle regioni italiane. Valle d’Aosta, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Calabria che non hanno un letto di neuropsichiatria infantile. Servirebbero solo 300 letti in più ci permetterebbe di coprire tutto il territorio nazionale, evitare che anche in urgenza larga parte della popolazione debba convergere su servizi di terzo livello come ad esempio quelli dei grandi ospedali romani.
Molto spesso sui giornali si legge che la patologia psichiatrica dell’adulto comincia a 14 anni o prima, la letteratura dice che incomincia molto prima e ci sono dei dati dove ad esempio l’ADHD, i disturbi d’ansia e dell’umore iniziano prima dell’adolescenza e proprio nei primi anni di vita, magari con disturbi diversi che poi evolvono. A 14 anni, l’adolescenza è il periodo in cui insorgono i problemi più gravi tipo la schizofrenia, le psicosi.
Noi non abbiamo un sistema informativo nazionale ed è molto difficile raccogliere dati che consentano di monitorare il fenomeno”.
Il fenomeno dell’Hikikomori
Marco Crepaldi, presidente di Hikikomori Italia, spiega meglio il fenomeno:
“La parola Hikikomori viene dal Giappone e significa letteralmente isolamento sociale. Un fenomeno molto difficile da affrontare, sia per le famiglie sia per chi ne soffre, ovvero ha una componente volontaria. Sono soprattutto uomini, non cercano aiuto e non lo accettano, è una scelta quella di non voler far parte di questa società. Questi ragazzi rifiutano di fare sport o uscire con gli amici e arrivano anche ad abbandonare la scuola. Il periodo più critico è il passaggio tra la scuola media e superiore, molti ragazzi intorno ai 15 anni scappano dalla scuola, dai genitori e si chiudono all’interno della propria camera da letto. Il rischio è che il problema si cronicizzi e si patologizzi.
In una fase iniziale l’hikikomori è un disagio che lo spinge piano piano ai margini. Si tratta spesso di storie che hanno dietro casi di bullismo. Il comportamento suicidario viene sostituito da un comportamento di ritiro, il ragazzo non si fa del male fisicamente ma si fa del male socialmente. Il ragazzo sta meglio quando sta da solo ma non sta bene, la causa madre può essere identificata nell’ansia sociale, nella vergogna di esser giudicati negativamente, nel fatto di non sentirsi come gli altri. Un fenomeno che riguarda tutti coloro che si sentono diversi, respinti, che subiscono pressioni anche dagli stessi genitori che hanno alte aspettative su di loro e per questo scappano anche dalle famiglie.
Il problema è che i genitori non si rendono conto di essere delle antenne che trasmettono in qualche modo l’ansia della società. Purtroppo l’isolamento dell’hikikomori non ha una fine stabilita, anzi più passa il tempo più diventa irreversibile da supportare. In Italia ci sono circa 60mila casi, che continuano a frequentare la scuola, ma ci sono moltissimi casi dai 20 anni in su.
I social possono contribuire ma la causa è più di natura sociale e va individuata in tre elementi: l’aumento della competizione che stiamo vivendo nella società, la dinamica familiare (avere pochi figli fa sì che questi figli vengano maggiormente protetti) e il fattore scolastico (il bullismo si sta sempre più trasformando da fisico a psicologico, difficile da individuare per un insegnante). Servono delle figure ad hoc (psicologi) che possano entrare nelle classi. In alcuni casi le classi devono essere pronte a predisporre piani individualizzati”.