Una delle professioni più discusse ma allo stesso tempo più gettonate degli ultimi anni, in continua e costante evoluzione, è sicuramente quella del giornalista.
Nel corso degli ultimi vent’anni la figura del giornalista, il tipo e le modalità di lavoro ad essa legate hanno subito cambiamenti profondi, di portata epocale ed irreversibile, complice l’avvento e l’affermarsi del web.
Ad oggi dunque quali sono gli step necessari per tentare di addentrarsi nelle pratiche di questo mestiere?
Innanzitutto bisogna essere consapevoli della differenza tra giornalisti professionisti e pubblicisti.
I primi sono tutti coloro che esercitano in modo esclusivo e continuato la professione di giornalista, i secondi invece sono quelli che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita ma coniugata ad altri impieghi.
Nel 1963 è stato istituito l’Ordine dei Giornalisti con relativo Albo dei professionisti e quello dei pubblicisti. C’è poi il Registro dei praticanti: per praticante s’intende colui che dopo diciotto mesi di tirocinio retribuito si appresa a sostenere l’esame di Stato per diventare giornalista professionista.
Oggi il cosiddetto praticantato si dovrebbe svolgere nelle redazioni dei giornali – quotidiani o periodici – dei TG e dei radiogiornali, nelle agenzie di stampa o scrivendo per dei giornali online regolarmente registrati presso il Tribunale Civile.
Ma è sempre più difficile trovare redazioni effettivamente disposte a retribuire i giovani praticanti, sicuramente anche per la complicata transizione che l’informazione sta subendo, il delicato passaggio dal cartaceo al digitale che pare non compiersi mai del tutto ma che allo stesso tempo ha già sconvolto le basi sulle quali poggiava il modello economico dei giornali di carta.
Modello che, per ovvi motivi, non può di certo essere applicato alla versione digitale: per far sì che l’informazione sul web sia davvero redditizia è necessario ripensare un sistema di introiti nuovo ed efficace.
Probabilmente, è soprattutto per questo che sempre più spesso gli aspiranti giornalisti decidono di tentare la strada delle scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine: in Italia, sono quindici in tutto e articolano il loro percorso didattico in due anni, nei quali vengono alternate lezioni in aula a stage ed esercitazioni pratiche. Al termine del biennio lo studente può iscriversi regolarmente all’Albo dei professionisti.
Tuttavia, sono molti i giornalisti che polemizzano contro le scuole, soprattutto per i loro costi proibitivi e non esattamente alla portata di tutti. Inoltre, accedervi non è affatto semplice: bisogna superare prove scritte e un colloquio orale.
Le università pubbliche, dal loro canto, offrono corsi di laurea attraverso i quali poter conoscere e approfondire le basi del mestiere, la sua storia, i suoi codici e le sue norme deontologiche. Ciò non toglie che, per una professione che trova i suoi capisaldi nella trasparenza e nell’onestà, alcuni requisiti non possono di certo essere appresi in nessun tipo di scuola, per quanto valida e costosa essa sia.
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