Non è un mistero ormai che la facoltà di giurisprudenza conti il numero maggiore di iscritti rispetto tutte le altre.
Si è calcolato che soltanto a Roma ci sia un numero di studenti di legge maggiore a quelli presenti su tutto il territorio francese. Probabilmente l’assenza di un test d’ingresso – non trattandosi di un corso di laurea a numero chiuso – contribuisce notevolmente a far sì che ogni anno moltissimi neodiplomati scelgano di proseguire gli studi presso una facoltà giuridica.
In Italia queste sono presenti in gran numero, tanto nelle università pubbliche quanto nelle private. Per un giovane che vorrebbe intraprendere questo corso di studi quinquennale, sarebbe auspicabile cercare di prendere familiarità con il linguaggio giuridico: la maggiore difficoltà riscontrabile infatti agli inizi è proprio questa. I testi giuridici potrebbero infatti apparire criptici e di complessa interpretazione se non lo si comprende.
Ecco perché, almeno il primo anno, è consigliabile seguire le lezioni sebbene la presenza ad esse, nel caso di giurisprudenza, non sia obbligatoria. Inoltre conoscere i propri colleghi è sicuramente efficace per organizzare gruppi di studio nei quali confrontarsi con diversi metodi di apprendimento. Il che potrebbe rivelarsi utile soprattutto durante la preparazione di esami particolarmente importanti quali diritto pubblico, diritto privato e le due procedure, civile e penale.
Capire se si è più predisposti ed appassionati per il diritto civile o per quello penale è essenziale per decidere che tipo di percorso si intende intraprendere gli ultimi due anni di università e soprattutto dopo di essa, pur tenendo presente che è soltanto con l’esercitazione e la messa in atto di tutto ciò che si è studiato che si può effettivamente comprendere per quale dei due ambiti si è portati.
Una volta conseguita la laurea, bisogna dedicarsi al praticantato di 18 mesi. È indispensabile iscriversi al registro degli avvocati praticanti, presentando regolare domanda al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Il tirocinio deve essere effettuato presso un avvocato iscritto all’albo da almeno cinque anni. Sarebbe auspicabile scegliere uno studio che si occupi tanto del ramo civile quanto di quello penale per poter prendere maggior consapevolezza circa la propria predisposizione.
È necessario assistere alle udienze, imparare a redigere atti processuali e nel frattempo studiare per l’esame di abilitazione che prevede prove scritte e una discussione orale. Le prove scritte, formulate dal ministero della Giustizia, prevedono la redazione di un parere motivato in ambito civile, uno in ambito penale e la redazione di un atto giudiziario. All’orale è importante essere preparati ed aggiornati anche sulle ultime novità legislative e dimostrare di avere le conoscenze necessarie per il rilascio del certificato con il quale iscriversi all’albo.
A questo punto, per poter esercitare la professione si recita una formula con la quale ci si impegna solennemente di fronte al Consiglio dell’Ordine ad osservare i doveri della professione di avvocato restando sempre leali e conformi ai suoi principi.
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