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Giovanna Corrao: “I ragazzi pensano di sapere tutto perché c’è Google. A scuola si fa un quarto del programma di 40 anni fa”

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Nel corso della settimana passata la docente e attrice palermitana Giovanna Corrao è diventata virale grazie ad una diretta Facebook in cui ha commentato con rabbia e amarezza lo stupro di gruppo di Palermo, caso sotto i riflettori in questi giorni, parlando di comunità educante al grido di: “Siamo tutti falliti”.

L’insegnante ha rilasciato un’intervista a Il Fatto Quotidiano, in cui ha ampliato il suo pensiero, parlando di impegno nell’educazione dei giovani. “Manca il villaggio per crescere i ragazzi, manchiamo tutti. Manca la realtà. Prendiamo l’esempio del minorenne: davanti al Gip piange, si pente. Poi va in comunità e posta video in cui si pavoneggia. “La galera è il riposo dei leoni”. Cosa crede che sia la galera? Forse quel che ha visto nelle serie tv. Sono intrisi di un immaginario in cui a essere assente è la realtà e la gravità”.

“I genitori non sono da meno”

L’insegnante ha anche fatto una critica alla scuola: “Manca un’educazione sentimentale. Nei miei ragazzi vedo un’impazienza emotiva. A scuola vedo che i ragazzi non vogliono essere rimproverati e pensano di sapere già tutto perché c’è Google, però poi non hanno gli strumenti per capire cosa c’è scritto. Ma questa assenza parte anche dalla scuola: si fa un quarto del programma di quarant’anni fa. Dice bene Galimberti, il testo scritto non lo comprende quasi più nessuno. Quasi più nessun ragazzo è in grado di studiare da solo perché continuamente sollecitato dai vari device. Se provi a togliere loro questi device ti dicono che per loro è come privarli di una mano. E i genitori non sono da meno”.

“I figli non sono oggetti di cui vantarsi, sono un’eredità per cui combattere con le unghie e con i denti perché diventi risorsa umana, non delinquenza. E chi se ne infischia ha parte della colpa”, ha concluso, ribadendo i concetti già espressi nel video.

“I vostri figli li dovete controllare”

Ecco una parte dello sfogo della docente: “Siete vili, siete ipocriti, vi fate solo selfie e i figli li lasciate soli davanti ai cellulari. I vostri figli li dovete controllare. Privacy? Il bambino, l’adolescente, non ne ha. Siamo noi i responsabili dei nostri figli, di quello che fanno e che non fanno. Il fallimento è il nostro. Inutile che vi scandalizzate perché i vostri figli fanno cose illecite e per dire no siete disposti ad essere perseguiti legalmente. Vergogna, siete inutili. Anche quando siete convinti di conoscere i vostri figli prendete in considerazione che invece non li conoscete. Sì, si comportano come i bulli, perché sennò si sentono di non contare nulla”.

“Invece di pensare al parrucchiere, al massaggio, ai viaggi: non ve l’ha prescritto il medico di fare figli. State bene anche senza visto che non ve ne sapete occupare. Non basta mettere al mondo dei figli per essere genitori, lo dovete diventare. Questa società è piena di figli che lasciate tornare a casa tranquillamente alle 4 di mattina ubriachi. Non vi rendete conto che pagherete tutto ciò. Il problema nasce a monte, se fai un figlio lo devi seguire. La comunicazione non funziona, usate codici sbagliati e vi seccate, siete stanchi. Ma non è possibile essere stanchi se si è docenti o genitori. Io tengo il cellulare acceso di notte per i miei ragazzi”.

“Se ti vergogni a chiedere aiuto ai tuoi genitori perché sei solo piccolo, inesperto, chiama me. Non mi disturbi, esco di casa e ti aiuto. Ma voi controllateli i vostri figli. Controllare non significa ossessionare, ma sapere che poi i figli possono andare da soli sulle proprie gambe. La comunità educante non può essere solo astratta ma deve essere un mondo completo. Aprite gli occhi, immischiatevi, siate parte attiva, guardateli i figli in faccia, parlate, parlate con i docenti, chiedete ai vostri figli. Non avete la bacchetta magica, ma bisogna osservare, dovete dormire con un occhio aperto e uno chiuso”.

“Il 13 settembre ricomincia la scuola: venite a parlare con noi, credeteci. Il futuro è nelle nostre mani. Chi ha un figlio se ne deve occupare. I figli ci guardano. Se una cosa non si fa non abbiate paura di dire no. Cerchiamo di risalire la china dei falliti”, ha concluso la Corrao.