Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente contributo da Gabriele Toccafondi, ex Sottosegretario al Ministero dell’istruzione, sulla manifestazione “Colloqui fiorentini”, edizione 2024, dedicata a Giovanni Pascoli.
La scuola non è un insieme, pur importante, di nozioni. È molto di più. È un percorso educativo. A scuola si cresce, si diventa adulti, si forma la coscienza critica, la capacità di dare giudizi, di dialogare. Noi adulti rischiamo spesso di banalizzare ciò che riguarda i ragazzi, a volte li inseriamo in categorie e di tanto in tanto i più giovani sono classificati come “bamboccioni”, “choosy”, generazione X o Y.
Troppo spesso ci capita di non aprire gli occhi e raccontare le tante esperienze positive che riguardano il rapporto tra ragazzi e docenti.
Per tre giorni a Firenze si sono svolti i “Colloqui Fiorentini”, sono alla ventitreesima edizione. Erano presenti 2.500 tra ragazzi e docenti provenienti da 116 istituti scolastici, di 86 città italiane, distribuite in 18 regioni. Ognuno ha versato una quota di iscrizione per pagare le spese di organizzazione. Ogni anno un autore, ogni anno un tema e una “sfida”, docenti e studenti per mesi lavorano, dialogano, si confrontano e alla tre giorni fiorentina ascoltano e proseguono il lavoro, per terminare nell’ultimo giorno prendendo la parola e raccontando non semplicemente cosa hanno studiato ma cosa hanno scoperto.
In questa edizione, la figura scelta è stata quella di Giovanni Pascoli e la sfida stava già nel titolo: “C’è una voce nella mia vita…”. Una sorta di provocazione, un invito a farsi domande, ad avviare un dialogo con le proprie aspirazioni. Ascoltare l’ultimo giorno i ragazzi che pubblicamente hanno relazionato le scoperte che hanno fatto, riassumendo il lavoro fatto a gruppi i giorni prima, fa capire il livello di capacità dei ragazzi, il livello delle loro domande ed aspirazioni e soprattutto fa decadere tutta la banalizzazione che noi adulti rischiamo di avere quando siamo chiamati a dare giudizi.
Quella che ho visto ed ascoltato in questa tre giorni è scuola a tutti gli effetti e questi ragazzi tra decenni ricorderanno non solo le nozioni ma anche e soprattutto momenti come questi.
Il Censis ha descritto poco tempo fa la società italiana come formata sempre di più da giovani impauriti del futuro, inerenti e simili a sonnambuli. La serietà dell’analisi fatta dal Censis ci fa descrive una situazione che alcuni fatti di cronaca confermano, ma in questi tre giorni i sonnambuli non li ho visti. Forse perché c’erano adulti che hanno aiutato i ragazzi a pensare, ragionare, confrontarsi e dire la loro? Penso sia proprio così.
“La nostra iniziativa non è una proposta culturale, ma una provocazione che interpella a uno a uno tutti i partecipanti, a partire da un’esperienza umana che viene illuminata, irrobustita, incrementata” – spiega il Presidente dei Colloqui, Gilberto Baroni. “Ho ritrovato casualmente, un anno dopo il primo incontro, un ragazzo che aveva partecipato al Convegno nel 2021 – prosegue Baroni – Senza I Colloqui Fiorentini non avrei neanche saputo della tua esistenza. E il ragazzo mi ha risposto: neanch’io prima, in un certo senso, sapevo di esistere”. Quel ragazzo alla fine non ha scelto di fare lettere all’Università, ma di fare fisica. E la scelta è avvenuta grazie ai Colloqui Fiorentini che, provocandone l’umanità, gli hanno anche chiarito quella che è diventata la sua vocazione specifica.
Servono sempre gli adulti. Non perché devono inculcare, indottrinare, pretendere ossequio. Servono adulti, cioè maestri che accompagnino i ragazzi a scoprire sé stessi.
Gabriele Toccafondi
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