Abrogazione del trattenimento in servizio dopo l’età pensionabile per permettere l’assunzione di 10mila giovani, a partire dai vincitori di concorso mai assunti; più flessibilità nelle mansioni, al fine di evitare esuberi, e mobilità facilitata da un comparto all’altro; estensione del ricorso al part-time; contenimento dei compensi derivanti sia dal cumulo di più incarichi; introduzione di un ruolo unico dirigenziale, con l’addio alla divisione in prima e seconda fascia; rinnovo dei contratti nazionali, per ridare dignità ai lavoratori pubblici; via libera ad un codice Pin per ogni cittadino, per snellire tutte le pratiche burocratiche che affliggono i cittadini; rilancio della ricerca pubblica; riduzione delle aziende municipalizzate, delle Sovrintendenze e delle Prefetture. Sono i punti più rilevanti del documento sulla riforma della P.A. che il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, presenterà domani ai sindacati alle ore 10.30.
Durante l’incontro, preliminare a quello che il giorno dopo si svolgerà in Consiglio dei ministri, le organizzazioni sindacali saranno chiamate a dire la loro sui 44 punti che nelle intenzioni della Funzione Pubblica andranno a costituire i prossimi “interventi di riforma della Pubblica amministrazione”.
Nelle ultime ore i punti sono diventati 45, dopo che i sindacati hanno chiesto e ottenuto di inserirvi anche quello sul rinnovo del contratto nazionale. Il Ministero della PA ha in effetti ammesso che il blocco della contrattazione avviato nel 2010 e in vigore sono a tutto il 2014, con il rischio concreto che possa protrarsi sino al 2017, “ha prodotto un danno ingiusto ai lavoratori pubblici, soprattutto in riferimento alle fasce di retribuzione più basse. Per questo riteniamo – ha scritto ancora la Funzione Pubblica – che l’intervento degli 80 euro realizzato dal Governo sia stato di notevole utilità anche nel pubblico impiego. Il tema del rinnovo della parte economica del contratto merita di essere affrontato a partire dal prossimo anno”.
Su questo punto Anief-Confedir ritiene che la proposta non possa che essere condivisa in pieno, soprattutto se l’esecutivo troverà risorse adeguate a risollevare gli stipendi dei dipendenti pubblici fermi ai valori di cinque anni fa ed in molti casi, come quello della scuola, superati pure dall’inflazione di ben 4 punti percentuali.
Apprezziamo, inoltre, l’intenzione di rilanciare la ricerca pubblica. Come di dare un primo importante segnale allo sblocco del turn-over, senza il quale l’età media dei pubblici dipendenti si sta pericolosamente innalzando ben sopra ai 50 anni: va rimossa, tuttavia, la possibilità di lasciare prima il lavoro in cambio di forti decurtazioni dell’assegno pensionistico: è una soluzione che rischia di essere più penalizzante della cassa-integrazione. Come riteniamo impraticabile il trasferimento coatto del personale in esubero da un comparto pubblico all’altro.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, invita il ministro Madia a valutare bene l’impatto della riforma nel comparto scuola, dove difficilmente il personale in esubero ultrasessantenne può trovare ricollocazione. A meno di introdurre un organico funzionale e un sistema di tutoraggio che premi la qualifica professionale di chi ha speso la sua vita tra le aule. Nella scuola, inoltre, occorre trovare una soluzione immediata per i circa 4mila ‘Quota96’ che da due anni attendono un provvedimento che sani l’ingiustizia prodotta nei loro confronti della riforma Monti-Fornero.