Uno degli effetti della modifica del sistema pensionistico nel mondo della scuola sarà come è prevedibile un grosso esodo di insegnanti e personale ATA che la Fornero avrebbe mantenuto ancora in servizio.
LA CISL Scuola è intervenuta con un comunicato a firma di Elena Gissi, in cui fra le altre cose si legge: “Negli anni scorsi la nostra richiesta di tenere conto dei fattori di gravosità del lavoro nella scuola ha trovato in parte risposta, limitatamente al personale docente della scuola dell’infanzia. Ora che si profila un intervento di portata più generale, l’attesa è di conoscere in modo più preciso quali sarebbero i requisiti anagrafici e contributivi cui fare riferimento, e soprattutto se l’uscita anticipata comporterà modifiche, e quali, sui criteri di calcolo del trattamento spettante. Per la scuola i tempi per le decisioni sono stretti, basti pensare che il termine per le domande di collocamento in pensione l’anno scorso è stato il 20 dicembre. È dunque indispensabile che il quadro diventi chiaro nel più breve tempo possibile e va in ogni caso garantita al personale della scuola una tempistica legata alle proprie specifiche scadenze. Troppe volte abbiamo pagato, come scuola, gli effetti di una gestione intempestiva delle procedure, con ritardi dell’INPS nella lavorazione delle pratiche che anche di recente hanno causato penalizzazioni e disagi“.
Non manca però la Gissi di rilevare che le numerose uscite che si profilano, prefigurano il nascere di diverse problematiche che attengono prevalentemente al reclutamento dei docenti che dovrebbero rimpiazzare il turn-over. Infatti, essendo requisito indispensabile per essere assunti a tempo indeterminato l’abilitazione o la specializzazione i problemi sarebbero di dover coprire gli organici con personale precario e spesso neanche abilitato o specializzato.
Per risolvere il problema la Gissi lancia una proposta: “la CISL Scuola, – si legge nel comunicato – in un suo recente dossier sulle assunzioni sui posti di sostegno, ha fatto una proposta che può essere estesa in termini più generali e sulla quale varrebbe la pena aprire in tempi rapidi un confronto: visto che i posti di insegnamento, comuni o di sostegno, vanno comunque coperti ogni anno per assicurare il funzionamento del servizio, si potrebbero prevedere procedure di assunzione stabile che comportino il vincolo di un contestuale accesso a percorsi formativi, i cui esiti siano decisivi per la conferma del rapporto di lavoro instaurato. È un principio già presente nell’impostazione dei percorsi FIT 2018, però da riprendere e rivisitare profondamente. Per la secondaria, se i meccanismi di reclutamento restano quelli degli attuali percorsi FIT, già quest’anno in fortissimo ritardo, non potrà che aumentare il ricorso a lavoro precario, con tutto ciò che ne consegue per il personale coinvolto e per la continuità del servizio, che viene in questo modo compromessa alla radice“.
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