“La firma di un contratto è un fatto positivo, significa che si sono raggiunti risultati concreti a tutela degli interessi dei lavoratori. È questo che deve fare un sindacato serio, il resto sono chiacchiere”. È soddisfatta Lena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, dopo la conclusione positiva della trattativa sul contratto per la mobilità della scuola, firmato da tutte le più rappresentative sigle sindacali. Per lei una sorta di battesimo del fuoco, avendo assunto la guida del suo sindacato solo ai primi di dicembre.
“Il contratto sulla mobilità è tutti gli anni un banco di prova impegnativo per i sindacati; si tratta di stabilire regole che tengano conto di attese e interessi di tutti, evitando che la concorrenza interna tra le aspettative dei singoli diventi un fattore di conflitto esasperato e divisione tra i lavoratori. Quest’anno è stata la legge 107 a complicare terribilmente il compito che avevamo di fronte. In questo senso davvero non poteva capitarmi un esordio più difficile”.
La Cisl Scuola, come da tradizione, si è spesa con particolare determinazione per tenere in piedi una trattativa messa più volte a rischio e fatta oggetto anche di alcune polemiche. “Queste ultime possono infastidire, perché alimentano sfiducia e divisione in un momento di difficoltà, ma i veri scogli sono state altri. Superare, soprattutto, gli arroccamenti dell’Amministrazione su una rigida interpretazione della 107, specie sugli aspetti che cambiano profondamente, e per noi in negativo, le modalità di gestione delle titolarità dei docenti. Solo portando il confronto a livello politico si sono potuti aprire varchi che hanno permesso di rimediare ad alcune evidenti criticità della legge. In passaggi di questo genere vince chi sa entrare nel merito delle questioni con proposte concrete e costruire le condizioni per renderle condivise dalle parti. Contrattare significa questo, io sono contenta che la mia organizzazione, con un bel gioco di squadra al suo interno e con le altre organizzazioni, sia riuscita ancora una volta a ottenere un risultato positivo”.
Non si chiude, tuttavia, il tentativo di ottenere modifiche alla riforma della buona scuola. “Rispettiamo la legge, come sempre, ma non ci siamo mai rassegnati ad accettarla come un fatto compiuto. Cerchiamo invece di sfruttare ogni occasione per evitare che si producano altri danni alla scuola e a chi ci lavora, e lo facciamo prima di tutto rivendicando gli spazi in cui esercitare il nostro ruolo, contrattando. Uno importantissimo lo abbiamo conquistato facendo diventare oggetto di una sequenza contrattuale, insieme ad altre cose, anche le procedure che regoleranno l’assegnazione della sede ai docenti all’interno degli ambiti territoriali. Chi ritiene che sia un risultato da poco, abbia il coraggio di dire che sarebbe stato meglio lasciar gestire unilateralmente dall’Amministrazione partite come queste. Sono le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo a chiederci di stare in campo e non alla finestra”.
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