Categorie: Politica scolastica

Gissi: “Renzi? Non è mai troppo tardi per aggiustare cose che non vanno”

Richiesto di indicare i punti di eccellenza della sua azione di governo, Renzi ieri sera non ha citato la buona scuola. Una dimenticanza? Pare proprio di no, se proprio quella riforma è stata poco dopo indicata, in risposta a una domanda del suo intervistatore, come una delle cose di cui “pentirsi”. Un pentimento alla Renzi, naturalmente (“non mi hanno capito”…), ma già il fatto che affiori qualche dubbio lo consideriamo un fatto apprezzabile, se serve ad aprire piste diverse da quelle che sono state seguite fin qui, fatte più di scontri e arroccamenti che di confronto. Così il segretario della Cisl Scuola, Lena Gissi.
 
Abbiamo rivissuto per un attimo quel momento nel quale, nel giugno scorso, Renzi dichiarò di ritenere necessaria e utile una “pausa di riflessione”, addirittura annunciando gli “stati generali” della scuola, prima di procedere all’approvazione della legge. Un’apertura che purtroppo non ebbe seguito, mentre sarebbe stata davvero un’occasione preziosa per risolvere in premessa tante delle criticità che stanno oggi emergendo nel percorso della sua attuazione.
 
Non è mai troppo tardi, tuttavia, quando si prospetta l’opportunità di aggiustare cose che non vanno. Per non restare nel vago, mobilità sugli ambiti territoriali e bonus dei docenti sono due temi sui quali esistono, se si vuole, margini ampi per rivedere un impianto che così com’è non regge, destinato a inasprire le ragioni di contenzioso su questioni (mobilità territoriale, valorizzazione professionale) che per loro natura andrebbero affrontate in ambito negoziale, essendo materie contrattuali.
 
Ci rifletta Renzi – prosegue il segretario – e faccia qualcosa di più e di diverso dal raccontare i suoi “pentimenti” a un giornalista: presti un minimo di ascolto alle tante voci qualificate, esperte e competenti del mondo della scuola, che da tempo gli stanno indicando non solo gli errori di una riforma affrettata, ma anche le possibili correzioni. Eviti di imporre alla sua amministrazione l’attuazione forzata di norme ingestibili, si convinca che cambiare le cose non basta a fare “buon governo”, se il segno del cambiamento non è quello del miglioramento.
Redazione

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