“Davvero infelice la battuta con cui viene introdotta sul Corriere di oggi l’analisi sugli esiti delle prove concorsuali in atto nella scuola”. Così il segretario generale della Cisl Scuola, Lena Gissi.
“Perché indurre a classificare come “somari”, con qualche eccesso di disinvoltura, i bocciati di un concorso, potrà forse risultare giornalisticamente efficace, ma è assai poco rispettoso della realtà (oltre che di qualche decina di migliaia di persone). Un approccio che non aiuta certamente, come sarebbe necessario, a fare passi avanti rispetto al compito importante che tutti dovremmo contribuire a svolgere nel migliore dei modi, cosa che certamente non sta avvenendo con questa procedura concorsuale piena di limiti e difetti: promuovere e assicurare, a partire dalla formazione e dal reclutamento (ma non solo), la miglior qualità del nostro corpo docente, fattore decisivo per la qualità della nostra scuola”.
Anziché stimolare positivamente la discussione, chi sfrutta un repertorio di strafalcioni di facile e sicuro effetto mediatico guardandosi bene, tuttavia, dal ricondurre il fenomeno alla sua reale dimensione (che non è certo pari a quella del numero dei bocciati!), finisce solo per infastidire. Ma si pensa davvero che sia giusto, e intellettualmente onesto, contribuire ad accreditare l’idea di una scuola che produce ignoranti perché guidata da somari?
Banalizzazioni del genere non sono di alcuna utilità alla scuola e al suo miglioramento, e fanno il paio con quelle di chi vorrebbe far credere che basti agitare qualche frusta, o somministrare un’iniezione di improvvisata premialità, per elevare la qualità del nostro sistema di istruzione.
Quanto all’immancabile chiamata di correo rivolta in modo apodittico al sindacato, che sarebbe colpevole di assecondare una condizione di generale appiattimento e lassismo, sarebbe bene ricordare che da ben nove anni non siamo messi nella possibilità di affrontare nella sede giusta, quella di un rinnovo contrattuale, temi come la formazione in servizio, o la valorizzazione professionale, sui quali non ci mancano di sicuro idee e proposte e su cui, diversamente da qualche nostro censore, non siamo mai stati abituati a inseguire una popolarità a buon mercato.
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