La possibilità di fare una visita scolastica in una base militare sta scatenando un putiferio. Circa duecento insegnanti bresciani sono contrari. La gita si dovrebbe svolgere il prossimo 16 aprile. Si tratta di un’opportunità offerta alle scuole della provincia e ad associazioni di disabili per visitare l’aeroporto militare Luigi Olivieri di Ghedi.
Come riporta Il Giorno, qui lavora il personale dell’Aeronautica Militare in forza al 6° Stormo e dove sono di stanza, nella parte italiana, F35 e Tornado, supportati da un aeroporto e da una struttura logistica di assoluta eccellenza. I docenti hanno firmato una missiva intitolata “Il fascino indiscreto della guerra“.
La professoressa che l’ha redatta sottolinea che Ghedi è “una base militare da cui più volte si sono alzati in volo aerei con il loro carico di morte da riversare su paesi come Iraq nel 1991 e Serbia nel 1999 e dove sono custodite armi a testata nucleare, che gli F35 dislocati nella base sono abilitati a trasportare e utilizzare”. Nella missiva si legge anche che il Ministero fa “proliferare proposte formative a sfondo militare”.
“Mentre assistiamo impotenti allo sgretolarsi del diritto umanitario in numerose zone del mondo, allo stravolgimento di paesi e popoli colpiti da armi di cielo e di terra che generano fame e migrazioni spesso senza speranza – scrivono i docenti – vediamo un fiorire di iniziative frutto anche dello zelo ministeriale che esortano le scuole a far partecipare gli alunni a uscite didattiche aventi per oggetto visite a mostre d’armi, a basi militari, a parate, ad addestramenti, ad alza-bandiera, a incontri con l’esercito”.
“La comunicazione dà conto di una capillare diramazione informativa che per i contenuti e l’ufficialità suona come un’ingiunzione dall’alto che non può stridere con quanto per anni ho cercato di costruire nei percorsi di Educazione civica a scuola, quando l’attenzione in primis era posta all’art.11 della Costituzione, che stimolava discussioni su culture di sopraffazione e violenza che portano direttamente a quella delle armi”.
“Scrivono di servizio al Paese, cioè armiamoci. Come se fosse già scritto e allestito un ineluttabile destino di guerra per noi e i nostri ragazzi, le prime linee. Basta solo individuare un nemico ed è fatta. Non solo si dovrebbero prelevare i ragazzi da scuola per trasferirli in massa a Ghedi, ma il Ministero vorrebbe che da questa visita traessero ispirazione per la loro futura professionale. Non resta che solidarizzare, unendosi a tutti coloro che condannano questa pericolosa proliferazione di proposte formative a sfondo militare, per dichiarare con forza l’urgenza della costruzione di scuole di pace, coltivando con i ragazzi occasioni di solidarietà con chi vive in zone di guerra, di conoscenza del dramma della guerra e delle sue vittime, di progettazione di aiuti concreti per coloro a cui la guerra ha portato via tutto”, concludono.
C’è da dire che, come riporta Il Giorno, da sempre Esercito Italiano, Marina Militare, Aeronautica, sotto cui ricade la base di Ghedi e Esercito aprono le porte alle visite. “Le richieste sono numerosissime, è fondamentale inquadrare correttamente l’evento intitolato ‘Mettiamo le ali ai nostri sogni’ – spiega il colonnello pilota Luca Giuseppe Vitaliti, da qualche mese al comando del 6° Stormo Alfredo Fusco –. Non significa diventare aviatori o militari, che comunque sarebbe una prospettiva meritoria al servizio per il Paese, tra le varie possibili. È a mio parere un messaggio fondamentale per stimolare i ragazzi a perseguire i loro sogni con serietà e abnegazione”.
Il progetto scolastico in questione, “Mettiamo le ali ai nostri sogni”, come riporta BresciaToday, prevede una visita all’aerobase militare di Ghedi – così scrive l’Ufficio scolastico territoriale di Brescia – “in occasione dell’esibizione in addestramento della Pattuglia acrobatica Frecce Tricolori: oltre all’emozione per l’esibizione aerea, la giornata potrà fornire agli studenti anche uno spunto per l’orientamento nella scelta del proprio profilo professionale”.
Si è costituito nel marzo scorso l’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università, “per la costruzione di una giornata di mobilitazione con l’obiettivo di promuovere una cultura della pace e opporsi alla crescente militarizzazione di ogni spazio sociale in atto. Siamo convinti che i luoghi del sapere debbano essere preservati come spazi di democrazia e di educazione alla pace”.
E a tale scopo i promotori portano come esempio i “festeggiamenti per commemorare la battaglia di El Alamein e in cui abbiamo visto ancora una volta il tentativo di coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado”.
Ma l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, dicono i promotori, si costituisce soprattutto con lo scopo di “monitorare e denunciare il processo di militarizzazione in atto da tempo nelle scuole di ogni ordine e grado e sotto diverse forme.
Una vera e propria invasione di campo nell’ambito delle discipline scolastiche, tesa a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società civile, diffondendo una ideologia bellicista e di un controllo securitario che nulla ha a che vedere con la didattica scolastica e con i principi di pace e cooperazione di cui la scuola si dovrebbe fare portavoce”.
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