A fronte degli ultimi fatti di Parigi, il governo francese ha imposto uno stop ai viaggi scolastici fino al 29 novembre.
Secondo l’Osservatorio sul turismo scolastico – avviato dal Touring Club nel 2007 – nell’anno scolastico 2011/2012, il settore aveva un valore di 405 milioni di euro (per un totale di studenti partecipanti pari a 46,5 % nelle scuole secondarie e a 52 % per gli istituti medi); salvo poi attestarsi su valori inferiori già nel 2012/2013: -13,6 %, per un totale di 350 milioni quanto al giro d’affari e una riduzione delle classi partecipanti, soprattutto nelle medie (il 35,1 %) .
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A cambiare, già da qualche anno, non è stato però solo volume d’affari e numero dei partecipanti, ma anche la durata dei viaggi (prima quasi sempre di 4 giorni, oggi in media 2) e, soprattutto, le mete: se fino a pochi anni fa, le scelte dei consigli d’istituto ricadevano spesso su città estere (quasi sempre, Francia e Germania) le mete italiane, ultimamente, comportando una riduzione dei costi a carico dei genitori e delle difficoltà organizzative per la scuola, sono tornate ad attirare l’attenzione dei docenti.
Ma, rimanere in Italia, secondo alcuni, potrebbe non essere sufficiente a risolvere i problemi legati alla gita di fine anno, sulla cui opportunità si è ormai aperto un vero e proprio dibattito.