Sono il padre di un ragazzo di 15 anni che frequenta un istituto tecnico del Sud Italia.
Dopo essermi documentato da diverse fonti (ufficiali e no) sui rischi-benefici dei vaccini antiCovid e dopo aver fatto fare a mio figlio una serie di esami preventivi cardiovascolari, gli ho dato la possibilità di scegliere liberamente cosa fare. Lui ha deciso così di sottoporsi alla prima dose presso l’hub vaccinale della mia città.
All’inizio per lui solo lieve senso di spossatezza e dolore al braccio, ma dopo qualche giorno anche fastidiose e persistenti fitte al petto che non aveva mai avuto in vita sua. Dopo ulteriori controlli di rito, gli viene diagnosticata una miocardite e gli viene “sconsigliato” (non vietato) di effettuare la seconda dose. Nonostante le mie lamentele, purtroppo, il “possibile” nesso di correlazione col vaccino non viene messo per iscritto dal cardiologo che, dunque, non dichiara nemmeno ad AIFA la “possibile” reazione avversa avvenuta a mio figlio a 48h dall’inoculazione.
Adesso la situazione è questa: il Green Pass da prima dose sta per scadere e mio figlio ha ovviamente il terrore di sottoporsi alla seconda, anche perché sta già effettuando una cura specifica per la miocardite.
Non avendo, però, in mano alcun certificato di differimento o esenzione, lui non solo fra una settimana non potrà fare la vita sociale di un tempo (palestra, cinema, caffè al bar con gli amici…), ma non potrà nemmeno partecipare con i compagni di classe alle uscite didattiche di un giorno (una mostra in un museo…) o di più giorni (viaggio d’istruzione in Sicilia) previste per aprile, in quanto sprovvisto del SuperGreenPass.
Ora, il paradosso è che alcuni suoi coetanei (della stessa classe e di altre sezioni), pur essendo “trivaccinati” e dotati di SuperGP, si sono già contagiati per ben due volte tra gennaio e febbraio, forse – suppongo io – per una loro bassa carica anticorpale. Loro sì, già da ora, possono dare l’adesione alle uscite didattiche in programma per i prossimi mesi; invece, mio figlio, che pure si è fidato della scienza ma ora teme per la sua incolumità, purtroppo non può prendere parte a queste attività didattiche perché “colpevole” di non avere il SuperGP o una certificazione di esenzione da vaccino.
A questo punto, mi chiedo davvero a cosa servano le lezioni di Educazione Civica sulla lotta alle discriminazioni (fatte a scuola il mese scorso), se poi nella pratica lo Stato italiano e il Ministero dell’Istruzione continuano indirettamente a perpetrarle con questo “modus operandi” che penalizza, oltre a mio figlio, anche alcuni suoi compagni che non hanno fatto alcuna dose (per motivi abbastanza condivisibili e non certo ideologici) o ne hanno fatte solo due (per via di altre piccole reazioni avverse riscontrate).
Ma non basterebbe semplicemente sottoporre a tampone rapido preventivo tutta la classe prima di una qualsiasi uscita didattica?
Lettera firmata
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