Le scuole avranno sempre più difficoltà organizzare gite scolastiche, soprattutto quelle più lunghe e complesse: questo quanto sta avvenendo, a causa di una norma contenuta del nuovo Codice degli Appalti, in vigore dal 2023. Lo riporta Open.
La regola impone alle scuole di seguire le stesse regole riservate agli appalti pubblici, obbligandole a qualificarsi come stazioni appaltanti per qualsiasi spesa superiore ai 140mila euro. Ma per molte scuole rispettare queste procedure si rivela particolarmente difficile. Per organizzare un viaggio d’istruzione, infatti, serve pubblicare un bando, valutare offerte e assegnare l’appalto secondo criteri molto rigidi. Pratiche simili a quelle richieste per opere pubbliche.
Un onere che pochi istituti riescono a sostenere con il personale amministrativo poco preparato ad affrontare simili complessità. Alcuni dirigenti scolastici, come accaduto a Pavia, hanno deciso di informare in anticipo le famiglie, comunicando che quest’anno le gite scolastiche non saranno organizzate per via di quella che definiscono “un’impossibilità temporanea di procedere agli appalti relativi alle uscite didattiche”.
Già all’inizio del 2023 molte scuole avevano lanciato l’allarme, dichiarandosi impreparate a rispettare le nuove regole. Per rispondere a queste difficoltà, l’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), in accordo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, aveva concesso una deroga temporanea, che è scaduta il 30 settembre.
“Non sono più previste deroghe e le scuole che non sono in grado di gestire autonomamente gli acquisti dovranno necessariamente rivolgersi a centrali di committenza”, spiega l’Anac. La competenza della questione è in mano al ministero delle Infrastrutture e del Trasporti (Mit), guidato da Matteo Salvini, di concerto con il ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ed è proprio il Mit a riferire che un possibile rimedio, attualmente in discussione, è quello di affidare la gestione delle gare d’appalto agli Uffici Scolastici Regionali (Usr), che verrebbero qualificati come stazioni appaltanti. Tradotto: le scuole che non saranno in grado di gestire autonomamente gli appalti affideranno la questione agli ex provveditorati. Dall’Anac spiegano come dovrebbe funzionare il processo: “Le scuole instaurano una collaborazione con queste strutture qualificate, segnalando le proprie esigenze specifiche. Saranno poi le centrali di committenza a gestire gli acquisti per conto degli istituti, assicurando il rispetto delle normative sugli appalti pubblici”.
Questa soluzione non è, però, priva di difficoltà. “Pensiamo alla Lombardia, con oltre mille scuole. Se solo il 40% di queste fosse coinvolto, significherebbe gestire 400 gare d’appalto ogni anno. Anche gli Usr più piccoli, con 30 o 40 scuole, avrebbero un carico significativo”, dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi. “La norma discende da direttive europee, non è questionabile, ma se si decide di affidare la gestione delle gare a una stazione appaltante centralizzata come gli Usr, allora è necessario potenziare significativamente gli organici, assumendo personale altamente qualificato e con competenze specifiche sul codice degli appalti. Le gare pubbliche sono complesse e richiedono una preparazione tecnica avanzata. Senza queste misure il rischio è di rallentare o addirittura inibire il processo”.
“Chiediamo al Ministro Valditara cosa intenda fare per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, quanto prima, strumenti che possano garantire modalità semplici e immediate per attivare gli affidamenti per i viaggi di istruzione che sono parte integrante della vita di tutte le scuole e del percorso formativo di alunni e studenti”. Lo dichiarano Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd e Simona Malpezzi, vicepresidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, annunciando di aver depositato un’interrogazione a Camera e Senato, come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.
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