Dopo il Covid è l’aumento dei prezzi a togliere le gite scolastiche a bambini e ragazzi. Sembra non finire mai la lunga attesa degli studenti per il ritorno alle gite scolastiche.
Dopo che il Covid ha di fatto sospeso per ben tre anni ogni tipo di uscita dagli Istituti, oggi inflazione, caro vita e aumento generale di tutti i prezzi costringono un genitore su due a non poter mandare i loro figli alle gite scolastiche o come si tende a chiamarli ora i viaggi di istruzione.
Quello che prima del Covid era una esperienza appannaggio di tutti gli studenti oggi è diventata di fatto un lusso per poche famiglie.
Secondo l’Anp Lazio, mandare un figlio in gita da 3 a 5 giorni può costare dai 350 a 650 euro, il prezzo varia principalmente se la meta è italiana o estera.
I genitori alle prese con l’aumento generalizzato dei prezzi e con gli stipendi fermi al palo sono costretti a fare delle scelte, e spesso a essere sacrificate sono quelle attività che non rientrano nei bisogni primari e nelle necessità, proprio come le gite scolastiche.
Come riporta Fanpage “Le classi ormai partono con appena metà o poco più dei ragazzi, spesso per permetterne la riuscita gli insegnanti sono costretti ad accorpare più classi insieme. I costi sono saliti mediamente del 20%”. Nonostante l’impegno da parte delle scuole a scegliere mete economiche, rinunciando all’estero, e molte volte anche a coprire parte delle spese, la situazione non sembra migliorare. A incidere sul costo finale sono in particolare l’aumento dei prezzi degli aerei, dei trasporti in generale e degli hotel, settori in cui i rincari al momento non sembrano intenzionati a fermarsi.
Purtroppo, gli studenti che hanno sacrificato gli ultimi anni della propria vita sociale a causa della pandemia si vedono costretti a rinunciare ulteriormente ad uno dei momenti più belli che ogni adulto ricorda con piacere, la vecchia gita scolastica. Momento ludico, di aggregazione fondamentale per la crescita dei ragazzi. Esperienze importanti fuori dalle mura domestiche oltre la possibilità di vedere luoghi di particolare interesse turistico e culturale. Giorni da trascorrere insieme, con compagni e insegnanti, unendo svago e apprendimento, divertimento e conoscenza di posti nuovi Alcuni dirigenti scolastici, consapevoli dell’importanza di questo importante strumento formativo stanno chiedendo al Ministero un intervento a supporto delle famiglie.
Spendere fino a 650 euro per gite all’estero e mediamente 450 per quelle in Italia per tanti genitori è proibitivo anche e soprattutto quando si hanno due o tre figli. A meno di rinunciare alle vacanze estive.
Se non ci sono dubbi sull’utilità formativa, aggregativa, importante per la crescita di bambini e ragazzi è giusto che il Miur intervenga con supporti economici allievando le spese delle famiglie. Purchè il viaggio di istruzione venga scelto in maniera accurata, scegliendo preferibilmente mete italiane visto la ricchezza culturale del nostro Paese (a meno di viaggi legati all’approfondimento di una lingua) e che rappresenti veramente un momento di formazione fuori dalle mura scolastiche.
Gli anni del Covid hanno interrotto il percorso di socialità dei ragazzi, adesso per gli studenti è il momento di recuperare il tempo perso.
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