Ho letto l’articolo che il settimanale “L’Espresso” ha dedicato al tema dell’alternanza scuola lavoro, a firma di Michele Sasso e sento il dovere morale di provare a portare un po’ di chiarezza su questo argomento.
La legge 107, che ormai tutti conoscono, ha reso obbligatorie 400 ore di alternanza scuola lavoro per gli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i Licei, portando a compimento una norma che era già stata lanciata nel lontano 2005 (d.lgs 77/2005) in applicazione della riforma Moratti.
Al contrario di quanto affermato dall’articolo, che getta discredito nei confronti delle scuole e delle imprese, sono compiaciuto, da dirigente scolastico, nell’osservare che il sistema alternanza è partito e sta iniziando a portare quel cambiamento culturale necessario per far sì che le nuove generazioni possano avere un contatto diretto con il mondo dell’impresa.
Quest’ultimo si sta aprendo alla scuola e sta capendo che per passare oltre la crisi è necessario far fronte comune tra scuola e impresa, in un’ottica di continuità verticale ed orizzontale verso il mondo del lavoro, per completare quella professionalizzazione delle competenze che la scuola può fare solo in parte e che si rende, oggi più che mai, condizione necessaria verso una piena ed efficace occupazione.
Confondere l’alternanza con i laboratori per l’occupabilità suona da errore grossolano, tanto da non meritare un commento. Alla pari, banalizzare un investimento come quello dell’alternanza scuola lavoro non è sicuramente produttivo.
Gli investimenti in corso non sono soltanto materiali, partendo dai milioni di euro che il Ministero dell’Istruzione ha investito e che servono per stabilizzare, in primis, la figura del referente d’istituto per l’alternanza, colui che interagisce tra le esigenze del territorio, il Piano dell’Offerta Formativa e coordina le attività insieme al Dirigente Scolastico.
La rete interna alle scuole è, poi,ramificata nei tutor individuati all’interno dei consigli di classe, per l’intera classe o per gruppi di studenti, con il compito di redigere il progetto di alternanza per ogni singolo studente, valutando attentamente l’opzione lavorativa più adatta, la preparazione del ragazzo e instaurando un rapporto con l’azienda per far sì che a questo ragazzo possano essere forniti gli elementi necessari per completare il percorso formativo preliminare e parallelo all’esperienza in azienda.
La scuola si sta altresì attivando per fornire agli studenti la preliminare formazione sulla sicurezza (generale e specifica) che le aziende richiedono, coinvolgendo il personale esperto interno, mi riferisco soprattutto ai docenti dei laboratori, con una formazione pregressa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e abilitati a trasferirla ai ragazzi e ai responsabili per la sicurezza, che rendono possibile il completamento di quei percorsi di formazione che in parte avvengono attraverso le piattaforme online.
Vi è, poi, un investimento “immateriale” dato dal lavoro delle segreterie scolastiche che si occupano di adempiere a tutti i processi amministrativi, che comprendono la redazione delle convenzioni tra la scuola e le aziende, che molte scuole stanno completando acquisendo software dedicati e impiegando il personale dell’ organico potenziato, come da espressa previsione normativa della “ buona scuola”.
Il percorso di alternanza prevede, soprattutto per i ragazzi di terza che si approcciano a questo mondo, delle visite aziendali in situazione che non sono delle gite ma dei percorsi pianificati in cui preventivamente si è stabilito che cosa andare ad osservare e quale effetto possa avere questa osservazione, per la creazione del percorso di alternanza, cercando di capire quale possa essere la vocazione dello studente in vista di un processo lavorativo.
Irrobustire l’esperienza professionalizzante della scuola non significa assolutamente procedere a un’azione di sfruttamento del lavoratore-studente, come qualcuno vorrebbe far passare ingenuamente e anacronisticamente, perché in nessun caso gli studenti in alternanza vengono inseriti “grottescamente” nel mondo del lavoro senza averne cognizione, non è possibile farlo per la normativa sulla sicurezza vigente in Italia, non è possibile farlo per la sensibilità educativa che le scuole hanno nei confronti dei loro studenti.
Finalmente si sta instaurando un dialogo con il mondo dell’impresa per fornire ai percorsi formativi quella concretezza che, spesse volte, manca nel contesto Istruzione; il mondo dell’impresa sta guardando alla scuola come una risorsa per il futuro dei nostri giovani e la maggior parte di esse sta capendo che attingere al bacino della scuola non significa solamente “mettere gli occhi sui ragazzi migliori” ma, al contrario, far crescere l’intero contesto produttivo per creare delle occasioni di ripresa necessarie al nostro paese, strumentali quanto strategiche.
Non è un caso, dunque, se associazioni di categoria come l’Unione Industriali abbiano fornito personale dedicato e stiano costruendo dei percorsi lungimiranti , aggiungendo alle risorse economiche un potenziale di competenze strumentali al miglioramento stesso del sistema scolastico. Certo nel sistema licei è molto più complicato fare alternanza, ma tutti hanno compreso che nel mondo che solitamente è assegnato allo studio teorico, è necessario guardare oltre, verso percorsi concreti per inserire la scuola nel mondo del domani.
Grande interesse stanno dimostrando i genitori nei confronti dell’ alternanza, comprendendo la serietà con cui la scuola la sta avviando, lungi dal considerare la loro attività come piazzamento degli studenti casuale e disordinato come il giornalista dell’Espresso vorrebbe far credere.
C’è ancora molto da fare, non tutta l’Italia sta procedendo con questa velocità, è necessario irrobustire la formazione del personale per acquisire quella flessibilità tipica del mondo del lavoro privato che a volte manca a scuola, per comprendere che i percorsi di alternanza sono parte integrante del piano scolastico e non delle costole aggiuntive e separate dal curricolo.
Un’intera partita sarà dedicata alla valutazione dei percorsi di alternanza per fare in modo che ciò che viene appreso nell’impresa possa essere valutato all’interno della scuola e, allo stesso tempo, per coinvolgere il mondo dell’impresa attraverso il sistema dei tutor aziendali a valutare le competenze dello studente, senza percepire questo atto come un adempimento burocratico.
Come si può notare, è un intero sistema che si è mosso a favore dell’alternanza scuola lavoro: chi lo discredita e sostiene posizione fuori dal tempo e dalla storia si deve assumere la responsabilità di vanificare l’ impiego consistente di risorse pubbliche, umane e immateriali, e di buttare alle ortiche gli sforzi di migliaia di persone assieme al futuro occupazionale dei nostri figli.
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