Condannate in diretta radiofonica. Senza alcun contradditorio e, quel che è peggio, senza alcun processo della magistratura. Loro, anzi ‘quelle’ come sono state sbrigativamente bollate, sono le maestre accusate per (presunti) maltrattamenti su minori.
Da sbattere in galera senza se e senza ma e la chiave, naturalmente, gettata in qualche tombino per non essere più ritrovata. In cella a ‘quelle’, che sicuramente soffrono di qualche ‘carenza’, penseranno poi le guardie carcerarie.
Ma a voler essere più magnanimi le si potrebbe mandare a pulire i cessi o a casa a far la maglia.
Il giudice duro e puro lui, il baffo più noto e longevo della TV, Maurizio Costanzo. Che, al pari di altri colleghi suoi coetanei, in virtù dell’età avanzata si arroga il diritto, spesso e volentieri, di farla fuori dal vaso. Come è avvenuto nella puntata del 29 gennaio scorso ‘Strada facendo’ il cui tema era incentrato sui “Presunti Maltrattamenti a scuola dei bambini”.
Presunti, appunti.
Piccolo e insignificante particolare sfuggito al giornalista travestito per l’occasione da incallito giustizialista. Al suo fianco un’imbarazzatissima Carlotta Quadri, la co-conduttrice che più volte ha cercato, senza riuscirci, di contenere la furia del più che navigato collega. Al punto da chiedere ‘aiuto’ ai radioascoltatori affinché l’ingiustificata l’invettiva avesse fine.
A lanciare il grido d’allarme il dott Vittorio Lodolo D’Oria, noto nel mondo della scuola (e non solo) come ‘il medico degli insegnanti’.
Caro Costanzo, si potrebbe aggiungere, chi non sarebbe d’accordo nel sostenere un giustissimo quanto perentorio ‘Giù le mani dai bambini’?
Richiesta sacrosanta. Ma basta sbattere il mostro in prima pagina. Basta mettere alla gogna ciò che è solo ‘presunto’ prima che i fatti siano acclarati senza alcuna possibilità di errore.
Basta processi sui social e nelle trasmissioni televisivo/radiofoniche.
E soprattutto basta ‘castronerie’ da parte di chi la scuola l’ha vissuta, il più delle volte anche svogliatamente, solamente da studente. E nulla sa dei tormenti che accompagnano il docente la sera quando si domanda se abbia fatto o meno tutto il possibile per i suoi ragazzi.
Vogliamo invece discuterne per trovare soluzioni? Bene. Anzi benissimo. Ma facciamolo con cognizione di causa. Argomentando. Proponendo. Sollecitando le istituzioni a provvedere adeguatamente. I processi, quelli, lasciamoli alla magistratura.
E soprattutto per dirla come Lei, caro Costanzo giù le mani dalle maestre!
Chiara Farigu
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