Della serie: come volevasi dimostrare. La sentenza del Tribunale civile di Viterbo non fa altro che confermare quanto già da moltissimi anni i docenti di qualsiasi ordine e grado di scuola lamentano: un atteggiamento irresponsabile e vessatorio della Magistratura nei confronti dei docenti italiani. I fatti: un bullo di un Istituto tecnico di Montefiascone picchia, al di fuori della scuola, un suo compagno di classe già fatto oggetto di ripetute violenze e minacce. I genitori della vittima fanno causa alla scuola per la solita “culpa in vigilando”, un grimaldello quanto mai comodo per rimediare un po’ di soldi di risarcimento soprattutto quando si conoscono le non facoltose condizioni del vero, autentico, colpevole del fatto, nonché della sua famiglia.
I giudici, invece di condannare severamente e inflessibilmente il bullo, cosa fanno? Addebitano la responsabilità alla scuola per “culpa in vigilando” dei docenti e condannano il MIUR a risarcire la famiglia della vittima per un totale di Euro 12.000,00. A questo punto il MIUR cosa potrebbe fare? Sicuramente fare appello, tramite l’Avvocatura dello Stato, contro questa sentenza palesemente paradossale ed ingiusta. Ma l’esperienza c’insegna che il MIUR, di solito, non fa appello perché non gli conviene, preferendo di gran lunga rivalersi, con gli strumenti consueti (trattenute sullo stipendio), sul reddito dei docenti dei quali è stata riconosciuta la “culpa in vigilando”.
E così siamo alle solite: i poveri docenti, già vessati, minacciati, umiliati, mortificati, saranno costretti, essi (molto spesso vittime, come le cronache recenti dimostrano ad abudantiam, dei bulli), a risarcire i danni provocati da autentici teppisti e probabili futuri criminali. Quindi, come già segnalato nel mio precedente articolo “Aggressioni ai docenti? Un problema che coinvolge lo Stato e la società”, oltre ai bulli, i docenti italiani devono smetterla di fare i patetici chiedendo allo Stato di tutelarli.
Quale Stato? Quello che si ammanta e si (tra)veste con la toga di simili magistrati? Ma non lo vedete che i principali e più pericolosi nemici dei docenti sono proprio questi magistrati che, infischiandosene di concedere, con le loro sentenze, una sorta di immunità e licenza di picchiare e perseguitare proprio ai bulli, assegnano la responsabilità di simili atti ai professori? A quando (non dovremo aspettare molto, forse è già in cantiere, sono pronto a scommetterci) una sentenza che assegni la responsabilità dei danni subiti da un docente a causa di bullismo, allo stesso docente vittima di bullismo? Ma non si accorgono, i signori giudici del Tribunale, che con queste sentenze assurde delegittimano la scuola e la sua azione educativa. Come può, infatti, legittimamente, una scuola adottare provvedimenti disciplinari contro i bulli quando poi c’è sempre pronto un giudice di Tribunale a dar torto ai docenti perché la colpa – lo dirà la sentenza – non è del bullo che picchia, ma del docente che doveva vigilare affinché non picchiasse?
E, infine, quanto dovremo ancora attendere affinché il Parlamento intervenga al fine di cambiare la normativa che fa perno sulla famigerata “culpa in vigilando”? Quanto dovremo ancora attendere affinché il Ministro di Grazia e Giustizia intervenga con l’invio degli ispettori nei Tribunali che emettono simili sentenze irresponsabili e diseducative? Quanto dovremo ancora attendere affinché il CSM inizi procedimenti disciplinari contro questi giudici incolpandoli di “attentato” al prestigio e all’autorevolezza della scuola italiana e, di conseguenza, dello Stato stesso, considerato che la scuola è uno dei pilastri dell’Ordinamento giuridico dello Stato?
Francesco Sirleto
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