Nel 2024/25, in fatto di valutazione degli alunni della primaria, ci troveremo di fatto di fronte ad un “doppio regime”: è questa la critica maggiore che Cisl Scuola rivolge alle modalità con cui ordinanza ministeriale annunciata pochi giorni affronta il tema della riforma della valutazione, annunciata quasi 2 anni fa e andata in porto lo scorso mese di ottobre con la legge 150.
In un editoriale pubblicato nella newsletter per i dirigenti scolastici, Cisl Scuola sostiene che “è difficile comprendere e accettare decisioni che vedono respinte praticamente in toto le osservazioni del Consiglio, come avvenuto con l’ordinanza sulla valutazione. Solo due infatti le proposte accolte, una riguardante l’inserimento nelle premesse di un riferimento normativo, l’altra un po’ più significativa, ancorché suscettibile di risolversi in mero auspicio, laddove si afferma la finalità formativa ed educativa della valutazione, quale fattore che concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo”.
Nessuna delle altre proposte del CSPI (5 in tutto) è stata accolta. In particolare è stata respinta la richiesta consentire alle scuole di procedere alla integrazione dell’Allegato A, evitando così di assegnare all’allegato stesso un carattere prescrittivo.
“Ma il niet più pesante – sostiene Cisl Scuola – è quello opposto alla richiesta di elaborare specifiche Linee Guida che, come allegato all’Ordinanza, accompagnassero le scuole, anche prevedendo opportune azioni formative, nel dare applicazione ai cambiamenti previsti su un tema delicato e complesso come la valutazione degli apprendimenti (e del comportamento), onde prevenire ‘distonie interpretative e operative all’interno delle singole scuole’, tenendo conto del fatto che ‘la pratica valutativa è connotata dalla complessità e dalla problematicità che caratterizzano i processi di apprendimento’ e favorendo le condizioni per cui ogni scuola potesse lavorare su un impianto valutativo chiaro e adeguato alle necessità formative dei singoli contesti“.
Ma evidentemente – si legge nell’editoriale del sindacato – ha prevalso la voglia di “fare presto” che, come recita l’antico adagio, non sempre significa “fare bene”.
Anche il sindacato di Ivana Barbacci, come evidenziato da molti altri osservatori, ritiene che, di fatto, la scala dei giudizi prevista dall’allegato A (insufficiente, sufficiente, discreto, buono, distinto, ottimo) equivale nei fatti ad una riproposizione dell’antica votazione in decimi e “concede più al semplicismo che alla semplificazione”.
Sotto il profilo del metodo, secondo Cisl Scuola, “non può lasciare indifferenti l’opposizione di un così netto rifiuto rispetto a proposte scaturite da una riflessione approfondita, scevra da ostilità pregiudiziali, tanto da essere condivisa, nei suoi esiti, dagli stessi componenti del consiglio di nomina ministeriale”.
“È vero – conclude il sindacato – che i pareri del CSPI, per esplicita previsione normativa, non sono vincolanti: sono tuttavia un contributo molto qualificato, di cui sarebbe saggio tenere conto come prezioso contributo per il miglior governo del sistema”.
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