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Giugno di libri in Sicilia ma solo per i grandi editori del nord. Autori del sud in cerca di sponsor

È il giugno di libri nell’intera Sicilia: da Palermo a Ragusa, da Taormina a Siracusa, passando per altre realtà meno appariscenti, ma sempre sull’onda della cultura libraria, intercalata da premi e premiati, riconoscimenti e medaglie, diplomi e lauree. 

Sembra che il mercato degli scritti in Sicilia abbia una sua brillantezza peculiare, un proprio imprimatur, guardando già al Taobuk di Taormina, città bellissima che risplende, oltre che per il suo stesso splendore, anche per le fila di autori e di editori, giornalisti e scrittori che si affollano sia per le sue strade e sia nei vari luoghi dove si presentano libri, si dibatte sul futuro della scienza e della politica, mentre su tutto alita la necessità della divulgazione tramite stampa. 

Così a “Una marina di libri” di Palermo, con molti editori presenti ma con un dibattito limitato a dei soli autori che però vengono pubblicati dalle grandi case del nord, come è successo con il “Teatro” di Franco Scaldati di cui la veneta Marsilio pubblica tutta la sua produzione in otto volumi, ordinati cronologicamente, e a spese della Regione siciliana. Perché si sia scelto un editore veneto non è dato sapere: il prezzo più basso nella gara d’appalto? Forse, ma nel frattempo l’editoria di Sicilia boccheggia, si lega a piccoli stampatori locali che pubblicano piccoli scrittori locali che tra loro solidarizzano perché vengono regolarmente rifiutati dalle grandi marche del nord dove fra l’altro ci sono le migliori università, gli ospedali più efficienti, la ricerca più avanzata, come dimostra la gestione del Covid che ha avuto come scienziati-guida quelli dei nosocomi al di là di Roma. 

Ma ritorniamo ai nostri libri: dalla marina palermitana al “Tutto volume” di Ragusa dove in una kermesse durata alcuni giorni di giugno colpisce la massiccia presenza di case editrici tutte settentrionali, quelle che gestiscono, grazie alla loro potenza, i vari premi Strega e Campiello, Viareggio e Bancarella. Perché loro hanno in pugno il destino degli autori. E sono così apprezzati che pure in Sicilia, assente dai grandi circuiti editoriali, vengono promossi e propagandati e si dà loro tutto lo spazio che vogliono. Piove sul bagnato. 

Come succede a Siracusa, al “Book festival” di Ortigia davanti al Castello Maniace. Qui addirittura non vengono neanche invitati le case editrici locali né, a maggior ragione, gli autori locali: esclusi del tutto. In pratica una manifestazione tutta aretusea nella quale però non c’è nulla né di siracusano né di siciliano. Fiumi di soldi spesi per rendere ancora più nota, più attraente e pubblicizzare l’editoria d’oltre stretto, già ricca, già famosa, già sponsorizzata, già esclusiva, già con la puzza sotto il naso, già forte e già detentrice dei premi più prestigiosi d’Italia. 

Ci pare, a occhio e croce, una contraddizione ambigua, masochista per certi versi, mentre tutto è concentrato a nord: autori ed editori, saggistica soprattutto.

Invece, ci chiediamo, di spendere tanti quattrini per rendere ancora più lustro alle grandi case settentrionali, organizzando per loro eventi spettacolari nella nostra isola, dove mancano persino le carrube da dare all’asino, perché non si incentivano gli editori isolani con i loro autori isolani ma purtroppo isolati, snobbati, misconosciuti, ignorati dai magnati dell’editoria del nord? Perché non si promuove, attraverso pool di illustri esperti letterati e studiosi delle nostre università, che ci sono, e si organizzano kermesse con lo stesso slancio di quelle allestite in questo incerto giugno? Come si fa a dare spazio e prestigio agli imprenditori locali che hanno investito nell’editoria? Può essere che dal nord, da dove ci arrivano anche i prodotti alimentari, dobbiamo importare anche libri e cultura, sapienza e arte, mentre ci sono fior di scrittori che devono elemosinare edizioni oltre lo stretto? E può essere che nessuno pensa che sarebbe pure l’ora di rafforzare, aiutandoli anche con kermesse letterarie come quelle di cui abbiamo parlato, i nostri editori, appaiandoli ai Mondadori, Solferino, Feltrinelli, Rizzoli, Nave di Teseo e così via? 

Perché insomma in Sicilia non si mette a tutto volume una marina di libri dentro un book festival organizzato da intellettuali e studiosi di vaglia con editori siciliani che pubblicano autori siciliani, aprendo magari un dibattito per capire da dove deriva questa ulteriore solitudine libraria  dentro cui naviga la nostra isola che può esporre solo la vela della Sellerio?  

Pasquale Almirante

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