Attualità

Giulia Cecchettin minuto di silenzio a scuola, c’è chi si rifiuta: “Bisogna parlarne e fare rumore”. Le iniziative dei vari istituti

Oggi, 21 novembre, alle ore 11, nelle varie scuole si osserva un minuto di silenzio per ricordare la povera Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni che è stata uccisa a pochi giorni dalla laurea per il cui omicidio è accusato il suo ex fidanzato, Filippo Turetta, arrestato domenica scorsa, 19 novembre, in Germania.

La risposta del Governo

In molti hanno riflettuto sull’educazione dei giovanissimi di oggi e hanno chiesto l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che dal canto suo ha parlato di un progetto, “Educare alle relazioni”, che sarà presentato a breve, e ha disposto un minuto di silenzio nelle classi italiane per riflettere su quanto accaduto. Domani, 22 novembre, saranno presentate al Senato dai ministri dalla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e della Cultura Gennaro Sangiuliano le iniziative rivolte al mondo della scuola per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne.

C’è chi chiede di più: si chiede a gran voce un cambio del curriculum scolastico e l’inserimento dell’educazione affettiva come materia scolastica in modo strutturale, e non come un corso una tantum. C’è anche chi ha criticato Valditara per aver optato per il silenzio. Secondo molti, come la biologa Antonella Viola, bisogna fare il contrario: parlare di questi temi, discuterne con gli studenti.

Questo è ciò che pensa l’educatore e vignettista Mauro Biani: “Non bisogna fare un minuto di silenzio, ma parlarne parlarne parlarne. Sono ragazze e ragazzi, sanno loro di cosa parlare”.

Meglio fare rumore?

La stessa sorella di Giulia, Elena, ha chiesto di “fare rumore” per la giovane, di “bruciare tutto”. “Non fate un minuto di silenzio per Giulia, ma bruciate tutto e dico questo in senso ideale per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale”, ha detto, come riporta Fanpage.it. La stessa cantante Madame aveva invitato genitori e docenti parlare di questi temi.

In una lettera riportata da Ansa una vittima di violenza è sulla stessa linea: “Sono una vittima di violenza di genere, una di quelle che si è salvata, per ora. Ho letto del minuto di silenzio indetto oggi in ogni scuola di ordine e grado per Giulia e tutte le vittime di violenza di genere. Non sono d’accordo e mia figlia non parteciperà”.

“Basta silenzio, basta mettere in discussione quello che diciamo perché magari, mentre lo raccontiamo, non piangiamo, non urliamo o indossiamo la gonna e basta con ‘tranquilla, è un così bravo ragazzo, magari era nervoso e tu hai risposto male’. Basta! Bisogna parlare, dirlo, urlarlo se serve, educare e fare!”, ha scritto.

Come riporta RomaToday, dal Kant al Mamiani, dal Giulio Cesare al Manara e il Tasso, saranno diversi gli studenti romani che oggi preferiranno il rumore. “Il femminicidio di Giulia ci sconvolge, ci fa contorcere lo stomaco – si legge nel comunicato condiviso sui social – ma non ci sorprende. Abbiamo sperato di poterla rivedere esporre i suoi disegni, ma dentro di noi sapevamo come sarebbe andata a finire. E’ inspiegabile il vuoto che sentiamo dentro di noi in questo momento, ma sappiamo benissimo invece cosa ha portato alla morte di un’altra sorella”.

Come riporta RaiNews gli studenti del liceo Vittorio Emanuele di Palermo hanno dedicato un minuto di rumore a Giulia Cecchettin davanti l’ingresso dell’istituto. Al liceo Righi di Roma è stato fatto un lungo minuto di applausi.

A Milano situazione simile. Dal classico Manzoni, al Carducci, dall’Agnesi al Tenca, dal Cremona-Zappa al Boccioni, gli allievi di diversi istituti milanesi hanno aderito alla protesta, come riporta La Repubblica. “La famiglia di Giulia si è chiaramente espressa contro questa iniziativa, proponendo invece un minuto di rumore. Noi aderiamo all’iniziativa dei familiari – spiegano dal collettivo Mille papaveri rossi del liceo classico Carducci – Non vogliamo una scuola che stia in silenzio e che non si occupi di educare all’affettività, alla sessualità e al consenso”.

Ieri, come riporta La Repubblica, centinaia di studenti, a Padova, si sono radunati nel cortile dell’università, che lei stessa frequentava, per ricordare Giulia facendo rumore: “Oggi qui non faremo un minuto di silenzio ma un minuto di rumore”. Gli studenti hanno così risposto facendo rumore con chiavi, borracce, applausi, fischi, urla. “106 donne prima di lei solo nel 2023 in Italia sono state ammazzate”, è stato ricordato. “Per tutte queste donne non possiamo rimanere in silenzio e i minuti di commiato non ci bastano. Vogliamo una vita di rumore, vogliamo alzare la voce ogni volta che assistiamo a comportamenti sessisti e misogini, vogliamo che le istituzioni siano pronte a rispondere e a supportarci ogni volta che chiediamo aiuto”, è stato detto al microfono.

L’associazione Non una di meno, attiva nell’ambito della violenza di genere, ha scritto su Instagram: “Invitiamo tuttə a boicottare il minuto di silenzio imposto alle 11:00 dal Ministero dell’Istruzione Valditara. Facciamo rumore, creiamo spazi di parola e confronto, organizziamo letture e momenti di condivisione, apprendiamo striscioni fuori da scuole e università! Ma non restiamo in silenzio! Per Giulia. Per tuttə!”.

Cosa stanno facendo le scuole

Nel frattempo in molte scuole si sta cercando di ricordare Giulia in vari modi. Già ieri in un liceo di Catania, il Cutelli, è stato osservato un minuto di silenzio. Il dirigente del liceo che ha frequentato la ragazza, il Tito Livio di Padova, ha scritto una lettera visibile sul sito: “Oggi è il tempo del silenzio, del rispetto commosso per la tragedia che ha straziato una famiglia, che ci ha lasciati sgomenti come persone e comunità scolastica… è il tempo, per chi vuole, della preghiera. Sarà necessario e importante, poi, riflettere e prendere coscienza di una piaga e di un problema che devono essere affrontati. Ma fin da ora mi preme, cari ragazzi, lanciarvi un invito molto semplice ma altrettanto forte. Vivete la scuola e ciò che imparate al Tito Livio come il tesoro prezioso che vi fa diventare donne e uomini di valore, capaci solo di bene: Giulia lo aveva capito da subito e gustava in profondità la bellezza di stare a scuola per imparare”.

“Ciò che studiate vi educa alla bellezza, al rispetto, all’amore come dono di sé. Mai la scuola insegna la tracotanza, il dominio, il possesso esclusivo, la violenza, la discriminazione. Ogni giorno, invece, studiando ed insegnando, noi costruiamo la nostra umanità, la nostra grandezza, togliendo un po’ alla volta quelle incrostazioni di male, di rabbia e di violenza che – purtroppo – si annidano nel nostro animo e che è necessario saper vincere. E questa guerra contro l’insensatezza, la brutalità, il senso di superiorità del maschio sulle donne, l’incapacità di dominarsi è possibile vincere soprattutto con la cultura che è intramontabile, immortale, travalica tempi e civiltà”.

È la cultura, lo studio appassionato della bellezza dell’umanità e del suo pensiero che costruiscono il mondo nella solidarietà, nel rispetto per l’altro, nella fratellanza oltre ogni confine. La cultura vince il vizio del possesso esclusivo, che uccide l’amore, mentre l’amore è vita donata: per essenza, infatti, la cultura più è condivisa e più cresce, come l’amore. Se l’amore è possesso, si chiama morte. E la cultura non insegna questo. Proviamo ad impegnarci, come docenti, come studenti, assieme, in nome di Giulia e del suo sorriso”, ha concluso.

“Invito tutte le classi a osservare un minuto di silenzio domani mattina, alle ore 11, insieme ai loro insegnanti a cui chiedo di condividere con tutti i nostri ragazzi un momento di riflessione prima e dopo il minuto di silenzio, perché tale silenzio sia fecondo e operoso. La nostra Scuola si avvale da tempo del lavoro prezioso dei nostri insegnanti che più si
sono formati sui processi di inclusione, aiuto alla gestione delle proprie emozioni e integrazione. Noi ricordiamo e ricorderemo Giulia così, anche dopo il minuto di silenzio di domani, riflettendo sulla necessità di imparare ad amare prima che possedere, cercando di leggere la realtà anche più tragica con gli occhi di chi piange ma piangendo cerca nuove strade per imparare ad educare, pensando che questo vale in primo luogo per noi adulti, che siamo chiamati ad essere esempi e libri viventi, insegnando ed agendo ispirati dalla chiara percezione dell’armonia e della bellezza che – come i trascendentali degli antichi sapienti bello, buono, vero – sono lo scopo di ogni attività scolastica degna di questo nome”, questo il messaggio di Giovanni Cogliandro, dirigente dell’Istituto Mozart di Roma, alla sua comunità scolastica.

Laura Bombaci

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