Un anno fa veniva assassinata la giovane Giulia Cecchettin, per il cui omicidio è stato arrestato l’ex fidanzato. Tutti ricordano il grande choc dell’opinione pubblica nel venire a conoscenza della storia della 22enne prossima alla laurea i cui sogni sono stati stroncati da un ragazzo geloso e possessivo che non accettava la fine della loro storia.
Di violenza sulle donne e patriarcato si è parlato per molto, grazie anche alla spinta del padre e della sorella di Giulia. Il 21 novembre 2023 le scuole hanno osservato un momento di silenzio, o di rumore, per ricordare la giovane. La stessa sorella di Giulia, Elena, ha chiesto di “fare rumore” per la giovane, di “bruciare tutto”. “Non fate un minuto di silenzio per Giulia, ma bruciate tutto e dico questo in senso ideale per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale”.
Ad un anno di distanza, proprio il liceo di Padova in cui ha studiato la giovane, come riporta La Repubblica, è stato criticato per scegliere di fare un minuto di silenzio e non di rumore.
“Credo che come Scuola non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette. Anzi, proprio perché è necessario interiorizzare questo evento, rielaborare un anno di riflessioni, dibattiti, esternazioni la nostra strada debba essere quella del silenzio. Un silenzio rispettoso di Giulia, della sua famiglia, di tutte le persone che soffrono per questa tragedia. Il silenzio – badate bene – non significa non parlarne tra noi, non confrontarsi in classe, non aprire dibattiti tra studenti e con i vostri professori. Il silenzio – linea che ho sempre mantenuto in quest’anno – significa scegliere di vivere personalmente, nella calma e nella pacatezza la rielaborazione di una tragedia più grande di noi. Nei prossimi giorni sarà pubblicato il bando per un concorso di scrittura creativa aperto a tutti gli studenti per ricordare Giulia. Un ultimo invito per un piccolo gesto personale, a casa. Chi desidera stasera accenda una candela e la posizioni sul balcone della propria camera, lasciandola consumare sino alla fine. Un segno che ci può ricordare come la vita di Giulia sia stata spenta un anno fa, lentamente, come una candela. Fotografatela e aggiungetevi un brevissimo ricordo, commento, riflessione e inviatela. Alcune saranno pubblicate sul sito come segno del nostro affetto.”, questo quanto riporta una circolare di oggi.
Gli studenti non ci stanno. “Il femminicidio di Giulia ci ha scossi profondamente ma ci ha dato anche la possibilità di riconoscere collettivamente che quando si parla di violenza di genere i casi isolati non esistono, che i problemi sono strutturali, culturali e sociali, e che se non se ne fa carico la collettività allora il semplice ricordo espresso singolarmente resta un simbolo vuoto. Il minuto di rumore significa questo, significa che davanti a una società che ci consiglia caldamente di stare zitte, che teme le parole patriarcato e la denuncia delle violenze sistemiche noi scegliamo di fare rumore, insieme. Continuare a nascondersi dietro la retorica del rispetto della famiglia non è ammissibile se è la stessa famiglia a chiedere che il ricordo di Giulia Cecchettin passi attraverso il rumore e momento di presa di coscienza collettiva. Non ci servono, come suggerito nella circolare, candele accese, silenzio o simboli, perché il ricordo di Giulia continua e continuerà a passare attraverso la lotta, attraverso la messa in discussione del sistema patriarcale, di cui il femminicidio non è altro che un prodotto”, dichiara Viola Carollo, della Rete degli studenti Medi del Veneto.
“Giulia era una studentessa di questa scuola, riconoscere che la matrice del femminicidio è culturale e sociale significa portare un cambiamento a partire dalle scuole. La riflessione e sensibilizzazione su questi temi deve partire proprio dai luoghi d’istruzione. Portiamo comunque il minuto di rumore in più classi possibili”, dice una studentessa della scuola.
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