Intervenuto a Radio Cusano Campus, nel consueto angolo del direttore, Alessandro Giuliani, si è occupato di due tematiche: il riscaldamento nelle scuole e le riforme che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato di voler attuare a proposito del sostegno.
Il nostro direttore ha discusso a proposito delle scuole senza riscaldamenti a Roma, problema emerso proprio oggi su cui si è aperto un dibattito tra Associazione Nazionale Presidi e Città Metropolitana e Campidoglio: “La situazione è un po’ a macchia di leopardo. Ci sono delle scuole che non sono più all’altezza della situazione come gli altri anni. Si parla di caldaie vecchie, di impianti obsoleti, di gruppi di termosifoni che spesso hanno bisogno di manutenzione”.
Ecco a cosa si somma la situazione: “Ci sono alcune decine di scuole dove o mancano i riscaldamenti o ci sono aule che ne sono prive, o la temperatura non è quella adeguata. Questo problema si unisce a quello relativo alle occupazioni di alcune scuole superiori”.
Ancora occupazioni nelle scuole romane: “Oggi è stato occupato il liceo Russell un po’ a sorpresa, a ridosso di un ponte. Si tratta di un atteggiamento quasi masochistico, i ragazzi dovranno permanere nell’istituto mentre tutti gli altri saranno a casa. Già l’anno scorso il Russell occupò per una decina di giorni con annessi danni non indifferenti. Tra riscaldamenti e occupazioni il mese di dicembre si sta rivelando davvero difficile a livello scolastico”, ha aggiunto Alessandro Giuliani.
Quest’ultimo non ha potuto non menzionare una misura contro il Covid che, in teoria, dovrebbe ancora trovare applicazione nelle classi: tenere le finestre aperte. “C’è un obbligo di mantenere nell’arco dell’ora almeno un quarto d’ora le finestre aperte e ciò non aiuta. Termosifoni spenti e finestre aperte fanno sì che gli alunni si trovino in classe con il cappotto”, ha concluso.
In più Giuliani ha commentato con un po’ di perplessità le parole del ministro Valditara proposito del sostegno: “Bisogna legiferare su ciò, c’è una legge che impone il mantenimento dei cosiddetti posti in deroga, ossia i posti che vengono assegnati su posti liberi e vacanti di fatto affidati a personale supplente che non valgono né per la mobilità né per le immissioni in ruolo. Parliamo di circa 70/80 mila posti. Non solo i supplenti si alternano durante l’anno per vari motivi, a discapito della continuità per l’alunno. Ma molti di questi docenti non sono specializzati per una serie di motivi”.
Il leghista riuscirà a risolvere gli annosi problemi del sostegno? “Il ministro vuole cambiare le regole, che al momento sono stabilite dalle singole università che decidono in autonomia il monte massimo di posti da assegnare. Le facoltà che danno più disponibilità sono quelle in cui c’è meno bisogno di docenti di sostegno. Insomma ad oggi ci troviamo con circa 200mila docenti di sostegno di cui la metà sono precari e per la maggior parte dei casi non specializzati”, ha concluso il direttore della Tecnica della Scuola.
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