Intervenuto a Radio Cusano Campus, nel consueto angolo del direttore, Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, ha approfittato per fare a studenti e docenti i suoi auguri in occasione dell’inizio dell’anno scolastico 2022/2023.
Giuliani ha poi discusso a proposito del rientro scuola senza mascherine dopo due anni, tra dubbi e entusiasmo: “L’impressione è che non si ha affatto nostalgia della mascherina, perlomeno tra gli studenti, tranne qualche caso di alunni fragili. Non c’è nessun tipo di ripensamento o di rimpianto verso la mascherina. Cosa diversa tra gli insegnanti, di cui c’è un buon 10% che la indossa anche solo per cautela”.
“Credo che questi giorni non siano un banco di prova importante in quanto c’è ancora molto caldo, le finestre sono aperte perennemente, quindi si sta in un ambiente tutto sommato sicuro secondo le indicazioni dei virologi. Il problema si porrà in autunno, quando arriveranno le prime influenze e si inizierà a tenere chiuse le finestre. Ricordiamo che solo il 3% delle scuole italiane è dotato di sistemi di aerazione. Quello sarà il momento – ha continuato il nostro direttore Giuliani – in cui valuteremo, dipende anche da quanto il Covid tornerà a girare. Si potrebbero creare situazioni di ritorno a regole più ferree, come il distanziamento potenziato e raccomandato, non più facoltativo. Si potrebbe tornare anche, lo scongiuriamo, a doppi turni e orari sfalsati. Al momento la situazione è tranquilla e si procede in questi primi giorni di scuola molto serenamente”.
Poi Giuliani ha fatto una panoramica delle proposte portate in campo dai politici a proposito di scuola: “Da parte del Pd c’è stata una forte campagna sull’aumento stipendiale per i docenti. È stato rimarcato che il Pd è l’artefice delle ultime riforme della scuola sul reclutamento e sulla formazione. Viene da chiedersi come mai non abbiano battuto ciglio in questo frangente. Anche lo stesso Bianchi, un ministro tecnico, fa parte della stessa area di riferimento. Altri cavalli di battaglia del partito sono la lotta alla precarietà, l’Erasmus, l’obbligo scolastico fino alla maggiore età. Tutto ciò comporterebbe esborsi che vanno molto oltre gli 8-10 miliardi a cui ha fatto riferimento Letta”.
“Dall’altra parte abbiamo il centrodestra molto ‘centrato’ sulle scuole non statali, vista la chiusura a causa di fattori legati al Covid di molti istituti paritari. Sul piano delle assunzioni e del reclutamento c’è una maggiore attenzione sulla valorizzazione del personale non attraverso aumenti a pioggia per tutti ma attraverso una carriera nella scuola, il cosiddetto ‘middle management’. C’è una differenza molto importante anche sulla questione ‘ius scholae’, punto su cui in particolare la Lega rimane molto ferma, volendo mantenere la soglia dei 18 anni per accedere alla cittadinanza italiana”, ha spiegato il direttore.
Quest’ultimo è alquanto scettico sull’effettiva possibilità di concretizzare queste promesse: “Tutti sono d’accordo sull’aumento stipendiale con una variante relativa al merito. Poi c’è il nodo della formazione che deve essere elevata per tutti, continuando sulla scia della legge 107 sulla formazione permanente da attuare per tutti i docenti. In una condizione di estrema difficoltà economica e politica nazionale e internazionale viene da chiedersi come possano poi realizzarsi tutti questi progetti, molto onerosi, visto che negli ultimi 10-15 anni la scuola è stata individuata come comparto su cui risparmiare. Rimane un dato di fatto: per finanziare tutto questo occorrerebbe più di una finanziaria. Come potrebbe realizzarsi tutto ciò in un momento di grande difficoltà?”.
Infine lo speaker ha chiesto al direttore di commentare alcune dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, secondo cui la cura degli ambienti scolastici è responsabilità dei Comuni e delle Province. Ecco la risposta di Giuliani: “Va ricordato che il MI ha emanato delle linee guida in particolare sulla gestione degli aeratori individuando l’ARPA come ente istituzionale a cui i dirigenti si sarebbero dovuti rivolgere. Questi lo hanno fatto ma l’ARPA ha comunicato che non ha le strutture tecniche né la capacità pratica di poter agire in un contesto sul quale non si hanno indicazioni sui limiti inquinanti, sui tipi di virus da individuare e quant’altro. Secondo le stime dell’ARPA occorrerebbero 7 anni per verificare lo stato dei nostri più di 40mila plessi. Fatto sta che le scuole rimangono quelle di due anni fa, di prima del Covid. Questa è la triste realtà”, ha concluso.
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