Senza i tagli alla scuola degli ultimi dodici anni, la didattica a distanza si sarebbe gestita molto meglio: con la Legge 133 del 2008 sono stati tagliati tantissimi posti di lavoro, quasi 4 mila scuole, docenti specializzati di inglese nella scuola primaria, le compresenze, tanto tempo scuola. Se questo non fosse mai accaduto, lo sviluppo delle lezioni da casa e, soprattutto, la fase di rientro in classe a settembre si sarebbe potuta affrontare con molta più serenità. A dirlo è stato questa sera in diretta su più social media (facebook, instagram e twitter) è stato il nostro direttore responsabile Alessandro Giuliani.
La presenza di 100 mila docenti in più avrebbe permesso infatti lo sdoppiamento delle classi, senza ricorrere ora a risorse aggiuntive o essere costretti alle lezioni con metà allievi in presenza e metà a distanza da casa, come annunciato sabato scorso dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
“La Scuola – ha detto Giuliani – paga gli errori del passato; gli stessi fatti con altri comparti pubblici come la Sanità”, che deve oggi fare i conti con meno nosocomi e pochi posti di terapia intensiva.
“Avere più risorse umane avrebbe permesso di affrontare meglio la situazione di emergenza dal Covid-19. Invece, dobbiamo fare i conti con un digital divide che proprio negli ultimi due mesi si è allargato: tanti ragazzini non abbienti, ma anche disabili, stranieri, con problemi di apprendimento, Dsa, Bes, stanno pagando pegno, oltremodo, la sospensione delle lezioni in presenza, poiché il supporto umano in questi casi non è facilmente sostituibile”.
Il direttore ha anche ricordato che i governi, sia di sinistra sia di destra, che si sono susseguiti dopo il 2012, non hanno comunque mai recuperato le cattedre e le scuole tagliate dall’ultimo esecutivo Berlusconi: “la scuola ha continuato ad essere considerato un comparto da tagliare e non un investimento”.