“Paradossalmente fare l’insegnante in molte scuole del Sud può essere più faticoso che farlo al Nord: lo dicono i dati oggettivi. Perché al meridione i ragazzi sono spesso meno scolarizzati; soprattutto nella secondaria, ma anche alle medie, vanno in certi casi portati a scuola attraverso opere di incoraggiamento. Pure fare lezioni risulta più complicato. E sono delle situazioni che non si possono contrastare con un’azione di buona volontà”. A dirlo è stato il nostro direttore, Alessandro Giuliani, a colloquio, in diretta radiofonica, il 12 febbraio con Radio Cusano, commentando le parole del titolare del Miur di venerdì scorso ad Afragola sulla necessità di impegnarsi di più nelle scuole del Sud per risollevarsi e ridurre il gap rispetto al Settentrione.
Mal tollerato quel sottintendere che non c’è sufficiente impegno
“Quelle parole hanno spiazzato – ha detto il direttore – perché il ministro Marco Bussetti ci aveva abituato ad un atteggiamento pacato ed equilibrato. L’altro giorno, è stato colto in un frangente difficile: leggendo anche l’agenda degli impegni, il ministro sta infatti passando un periodo ricco di appuntamenti”.
“Fatta questa premessa, quello che è stato mal tollerato, anche dal Movimento 5 Stelle, peraltro in maniera unanime, è l’avere voluto ribadire, con toni molto forti, che al Sud c’è necessità di lavorare, facendo sottintendere che non c’è sufficiente impegno”.
A tal proposito, anche i tassi di dispersione parlano chiaro. Malgrado le scuole già facciano tanto.
I docenti grillini: l’attuale ministro non rappresenta questo elettorato
“Quelle parole pronunciate dal ministro – ha continuato Giuliani – e dette in quel modo, hanno dato fastidio. Tanto che nove partecipanti su dieci al nostro sondaggio sarebbero d’accordo con le dimissioni di Bussetti. Non ci sono però le condizioni, francamente, perché ciò avvenga”. Perché il ministro è in quota Lega e ben saldo al suo posto.
Ma la Lega vedrebbe di buon occhio uno scontro ulteriore? “La Lega – ha replicato il nostro direttore – è sicuramente più coerente rispetto ai suoi principi. Il M5S potrebbe invece avere delle difficoltà a gestire una situazione del genere: ha tantissimi elettori al Sud, tra cui molti docenti, ma con un ministro che non rappresenta questo elettorato”.
“Effettivamente – continua – diversi di loro hanno scritto che non si sentono rappresentati e continuano a chiedere, anche attraverso lettere e commenti ai nostri articoli: perché avete lasciato il ministero dell’Istruzione alla Lega?”.
Il dubbio rimane in piedi
Durante la puntata si è anche parlato dell’intervista successiva rilasciata da Bussetti, nella quale si è detto dispiaciuto per quanto accaduto: “l’impegno da aumentare – ha chiarito il titolare del Miur – non era rivolto agli insegnanti, ma al mondo della scuola in generale”.
“Per chiudere la questione definitivamente – commenta ancora Giuliani – il ministro avrebbe probabilmente fatto meglio a chiedere scusa. Come aveva invocato più volte il vicepremier Luigi Di Maio. Invece, averla messa in questo modo, lascia dei dubbi. E lascia pensare anche il fatto che la scuola è fatta da docenti e personale: perché non si può chiedere a genitori e studenti di impegnarsi di più”. Il dubbio quindi rimane.