L’indiscrezione di questi giorni della probabile designazione di una docente della scuola alla carica di ministro dell’Istruzione, in caso di vittoria dei Cinque Stelle, aveva creato un clima di entusiasmo e di generale condivisione nel mondo della scuola.
Sebbene non ci fosse stata alcuna conferma, alla luce delle scelte scellerate dell’ultimo ventennio, dell’incessante denigrazione dei docenti e dei gravi atti di violenza, la designazione di una docente della scuola alla più alta carica del ministero, era apparsa subito come una risposta dovuta, il segnale chiaro che tutti auspicavano per un nuovo corso politico: far ripartire il Paese da quelle categorie sociali che più hanno pagato il prezzo di scelte sbagliate.
La notizia di oggi brucia questa prospettiva!
La scelta di un dirigente scolastico che ha attivamente collaborato con lo staff dell’ex ministro Giannini per una piena attuazione della 107/15, appare distonica rispetto ai dichiarati intenti di abolizione della chiamata diretta, del superamento dell’alternanza scuola lavoro, della limitazione dei poteri del “preside sceriffo”, e addirittura dell’abrogazione della 107/2015.
Si è preferito ancora una volta allinearsi alle posizioni dei più forti trascurando le categorie più deboli, uccidendo così nella culla ogni speranza di cambiamento riposta in questa nuova forza politica.