“Una responsabilità alla quale non ho inteso sottrarmi, ritorno al luogo più alto della rappresentanza del Paese, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione. Vi ringrazio per la fiducia. La lettera e lo spirito della nostra carta continueranno a essere il mio orientamento”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di giuramento.
Il discorso del Presidente
“Leggo la consapevolezza del Parlamento circa il momento difficile che viviamo. Momenti travagliati anche per me. Questa consapevolezza è la ragione del mio sì. Viviamo ancora emergenze sanitarie, economiche, sociali. Non possiamo permetterci ritardi e incertezza. Non ci sono consentite disattenzioni.
Ogni ripresa delle attività è legata ai vaccini che proteggono noi stessi e gli altri. Questo impegno si unisce a quello della ripresa. L’Italia è un grande Paese. Lo straordinario impegno delle nostre imprese, la solidarietà, la creatività degli italiani, ci pongono adesso alla testa dell’Unione. Ma questa ripresa ha bisogno di un salto di efficienza del sistema Paese. Nuove difficoltà si presentano. L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa. Dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della transizione ecologica e digitale. La stabilità è fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune.
Sanitari, sindaci, forze armate e forze dell’ordine sono impegnati a sostenere la campagna vaccinale: a tutti loro va riaffermata la nostra riconoscenza. Dobbiamo ricostruire l’Italia del dopo emergenza. Dobbiamo rendere più forte la nostra Italia ben oltre le necessità dell’emergenza. Dobbiamo fare un’Italia più giusta, in cui le disuguaglianze vengano meno. Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di studio e di lavoro. Un’Italia che tragga beneficio dalle sue bellezze, un’Italia impegnata nella difesa dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole delle responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. Rafforzare l’Italia significa metterla in grado di rendere stabile e strutturale in Europa la svolta che si è creata con la pandemia.
La Repubblica ha sempre perseguito una politica di pace. Abbiamo costantemente un dialogo reciprocamente rispettoso tra le diverse parti. Da molti decenni i Paesi europei possono godere della pace. Non possiamo accettare che ora si alzi nuovamente il vento dello scontro in un continente che ha conosciuto le tragedie della prima e della seconda guerra mondiale. Dobbiamo fare appello affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi.
Non si può sfuggire alle sfide della storia. Su tutti questi temi è impegnato il Governo Draghi, nato con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarle ponendo le basi per un’era nuova, per l’Italia e per l’Europa.
Si guardi alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari. La velocità dei cambiamenti richiama all’inveramento della democrazia. La velocità dei cambiamenti richiede risposte tempestive, risposte tempestive che siano sorrette dall’approfondimento dei temi e puntualità di scelte.
Non si aggiri il processo democratico. La sfida della salvaguardia della democrazia riguarda tutti. Vanno tenute unite due esigenze: rispetto dei percorsi democratici e tempestività delle decisioni. Per questo è cruciale il Parlamento, il luogo dove la politica immette, unito, nelle istituzioni, ciò che, diviso, emerge dalla società civile.
Non compete a me indicare percorsi riformatori. Ma dalla risposta a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia.
Senza partiti, corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e indifeso. Il cittadino deve potere fare riferimento alla politica.
L’Italia è per antonomasia il Paese della bellezza e della cultura. La cultura non è superflua, è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio diventi risorsa che accresca le nostre ricchezze, anche per i giovani che vedono nel teatro, nel cinema, nelle arti uno sbocco professionale in linea con le proprie aspirazioni.
Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito. Lotta alle disuguaglianza e alla povertà sia asse portante delle politiche pubbliche. Gli indici di occupazione sono saliti ma ancora tante donne sono escluse dal lavoro e la marginalità femminile costituisce ritardo civile, culturale, umano ma anche economico del nostro Paese.
Doveroso ascoltare la voce degli studenti, che cercano di esprimere esigenze volte a superare squilibri e contraddizioni. Le disuguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita, sono piuttosto il freno alla crescita.
Dignità è azzerare le morti sul lavoro che feriscono la società. La sicurezza del lavoro riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella della morte del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto di scuola-lavoro.
Dignità è anche opporsi all’antisemitismo e alle aggressioni intollerabili fatte alla coscienza di ognuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne. Ed è sempre la nostra dignità che ci impone di combattere la tratta e la schiavitù degli esseri umani.
Dignità è diritto allo studio e lotta al divario scolastico.
Dignità è rispetto degli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine.
Dignità è non essere costretta a scegliere tra lavoro e maternità.
Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate.
Dignità è un Paese non distratto, ma attento alle difficoltà che le persone con disabilità devono affrontare.
Dignità è un Paese libero dalle mafie.
Viva la Repubblica, viva l’Italia”.