Sono una docente Quota 96, anzi ormai 101, in lotta da ben due anni, insieme ad altri 3975 colleghi per vedersi riconosciuto il diritto alla pensione, diritto scippato dalla riforma Fornero, ad anno scolastico inoltrato da ben quattro mesi, che ha disconosciuto la specificità del comparto scuola. Stranamente la prof.ssa Fornero che, pur lavorava nella scuola, ha “scordato” che i lavoratori della conoscenza sono tenuti a prestare servizio dal 1° settembre al 31 agosto e che possono fare domanda di quiescenza solamente il 1° settembre di ogni anno. Così, la sua riforma, fissando le norme di salvaguardia al 31 dicembre 2011, ha di fatto escluso i lavoratori della scuola che avrebbero portato a maturazione i requisiti richiesti (la Quota 96) il 31 agosto avendoli iniziati appunto il 1° settembre.
Non voglio tediare dicendo che da due anni veniamo sbattuti da un tribunale all’altro con i motivi più pretestuosi. E persino la C.C. a cui il G.d.L. di Siena aveva demandato di valutare se nella famigerata riforma vi fossero elementi di inconstituzionalità, il mese scorso ha deciso di… “non decidere”, non entrando nel merito, ma lasciandoci tra coloro che sono sospesi, forse per non recare fastidio alla politica che ha voluto e votato la più iniqua delle riforme. È davvero frustrante non avere alcuna fiducia nella magistratura e nelle istituzioni e lo è ancor di più per noi docenti che, per 40 anni, abbiamo trasmesso il valore dell’onestà e della legalità ai nostri studenti. Voglio altresì ricordare come il Pd si sia invece assunto l’impegno formale, nel suo programma elettorale, di mettere tra le priorità del nuovo Governo la scuola e la soluzione dei Quota 96. E in tal senso si sono espressi gli esponenti di spicco del partito, Francesca Puglisi, Paola de Micheli, la ministra Carrozza e Francesco Boccia… Ma siamo ancora qui, tenuti forzatamente al lavoro, esclusi da ogni decreto in cui la tenace Manuela Ghizzoni cerca di farci inserire. La motivazione? “Mancano i soldi”, “la copertura individuata è inadeguata o insufficiente…” Ma per favore, basta con questo pretesto, inutile e fastidioso. La politica ha valutato male non prevedendo la deroga per il personale della scuola, perciò vi ponga rimedio, “costi quel che costi”, come ha affermato F. Boccia, riferendosi appunto alla soluzione di Quota 96.
Nel discorso subito dopo l’elezione a segretario del Pd, Renzi ha parlato a lungo della scuola, del valore della cultura e del “meraviglioso” lavoro che svolgono gli insegnanti e di come dovrebbe essere “svecchiata” la classe docente. Se vuole essere convincente, cominci da lì, adesso, passi dal dire al fare e non lasci che quanto ha detto siano solo frasi di circostanza.
Come trovare i soldi? Bhè, possiamo dare qualche consiglio in merito. Innanzitutto, mandare in pensione la classe docente più vecchia d’Europa ( all’ultimo livello stipendiale per essere sostituita da altrettanti precari, con stipendio più basso di inizio carriera) costituisce di per sé un gran risparmio per le casse dello stato e si eviterebbe anche di pagare la sanzione, abbastanza salata, che l’Europa ha imposto all’Italia per la mancata stabilizzazione dei precari. Come dire, due piccioni con una fava. Oppure si potrebbe ricorrere ai tanti tagli dei costi della politica sempre reclamizzati ma mai attuati e potrei continuare a lungo. Ma sappiamo che non sono i soldi a mancare quanto la volontà politica a voler porre rimedio. Se no, non si spiegherebbero quei vergognosi scivoli anche di 10 anni concessi ai militari, ai commessi di Camera e Senato e chissà a quante altre categorie!
I soldi stranamente mancano solo per noi, che abbiamo pagato per 40 anni tutti i contributi sino all’ultimo centesimo (a differenza di moltissimi esodati che hanno avuto ingenti liquidazioni o barattato il posto di lavoro per un familiare).
Che fine hanno fatto i nostri soldi? Quali buchi hanno dovuto coprire? Ci piacerebbe saperlo!
Io, come la stragrande maggioranza dei miei colleghi Quota 96, non chiediamo un privilegio, bensì il riconoscimento di un diritto e lo vogliamo adesso, approvando la D.D.L. 249 che le deputate del Pd, M. Ghizzoni e A. Incerti hanno, la scorsa settimana, approvato in commissione lavoro ed ora è in attesa di essere calendarizzata alla Commissione Bilancio.
Il nuovo responsabile della Scuola, Davide Faraone conosce bene la vicenda, poiché ben informato dalla tenace Mila Spicola… ma occorre fare presto, la scuola ha dei tempi obbligati ed occorre agire celermente. Se il mondo della politica è interessato a riconquistare la nostra fiducia, leggasi anche bacino elettorale, deve sanare al più presto questo obbrobrio senza altri rinvii o scuse, deve adoperarsi affinché la D.D.L. C249 venga approvata.
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