“Nel Paese di Giorgia Meloni bisogna sempre premiare il merito, soprattutto nella scuola, a meno che tu non sia di sinistra. Improvvisamente e senza alcuna motivazione”: inizia così il post pubblicato da Giusto Catania, preside da oltre un decennio del Cep, l’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino di Palermo, con un passato da consigliere comunale, fino a diventare capogruppo di Rifondazione Comunista a Palazzo delle Aquile, ma anche tra i più giovani eurodeputati italiani.
Il preside palermitano, oggi 53enne, è da diversi anni artefice di tante battaglie in difesa dei diritti e dell’autonomia scolastica, oltre che convinto sostenitore delle presidenze da gestire sulla base del rispetto delle regole e sempre mai dimenticando che i ds sono stati prima dei docenti quindi dando la priorità ai contenuti pedagogici, didattici e d’attenzione al processo educativo.
Pochissimi giorni fa Giusto Catania aveva ricevuto la notizia che sarebbe stato “promosso” per insediarsi in una nuova sede scolastica: uno dei licei più prestigiosi del capoluogo di provincia, probabilmente anche della Sicilia, l’Umberto I. E il dirigente scolastico non aveva nascosto la sua emozione.
A seguito, sembra, del reclamo di una dirigente scolastica, il 16 luglio è arrivata la doccia fredda: lo spostamento nel liceo viene revocato, per volere dello stesso Ufficio Scolastico Regionale Sicilia che gli aveva comunicato la decisione 72 ore prima. All’Umberto I andrà una sua “cara amica, una bravissima preside, malgrado abbia molti anni di servizio meno di me, cui rivolgo i migliori auguri di buon lavoro”, ha sottolineato il preside.
Quindi ammette di stare a vivere uno stato d’animo poco florido. “Non mi aspettavo, nei giorni scorsi, di essere nominato preside all’Umberto ma – racconta il ds Catania – è stato scritto che c’erano “esigenze dell’amministrazione” legate alle “esperienze professionali e alle competenze maturate” che sarebbero state utili alla missione educativa di uno dei più prestigiosi licei di Palermo”.
Solo che, continua il preside, tutto questo “non è bastato. So che in questi giorni ci sono state tantissime pressioni, anche da parte di autorevoli parlamentari” della maggioranza, “affinché venisse revocato il mio incarico: evidentemente hanno sortito il risultato voluto”.
Il preside assicura tutti, ha già deciso: “Non voglio contropartite: rimango a fare il preside al Cep, all’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino. La scuola è un’istituzione della Repubblica, non può essere terreno di scambio”.
Solo qualche giorno fa, il preside Catania aveva fornito la notizia dell’allargamento della “Rete per la cultura antimafia nella scuola”, portando a 164 il totale delle scuole che hanno scelto di partecipare alle attività culturali e di formazione della Rete. E la scuola del preside Catania era capofila della Rete.
Appreso della revoca, Catania ha immediatamente comunicato le dimissioni dall’Ufficio Legalità dell’Usr siciliano.
Solo tre giorni fa, il preside Giusto Catania dava l’annuncio, non nascondendo la soddisfazione, per l’approdo all’Umberto I di Palermo, dove si era diplomato come studente dopo essere stato anche rappresentante in Consiglio d’Istituto: “Nel giorno del quinto anniversario della morte di mio padre – scriveva il ds – ho ricevuto la notizia che tornerò all’Umberto, da preside. E il mio pensiero non può che andare a lui, che non può godersi la scena, e alla mia mamma che ieri ha pianto al telefono quando le ho comunicato la notizia”.
E ancora: “Sento la responsabilità e l’onore di un ruolo prestigioso; avverto la passione e il dovere di restituire tutto quello che ho ricevuto; ho la consapevolezza profonda che solo un’ottima scuola pubblica può cambiare il destino delle persone e della società”.
Spiegava, infine, di lasciare “una meravigliosa comunità, un patrimonio umano e professionale immenso: l’ Istituto Comprensivo Giuliana Saladino è stato per undici anni la mia famiglia. Ma ad un certo punto, nella vita, bisogna lasciare casa per affrontare nuove sfide”.
Sembra, quindi, che per il preside Giusto Catania la nuova sfida sarà quella di dirigere con ancora più efficacia la sua scuola, che però sarà la stessa degli ultimi 11 anni.
Intanto, Mariangela Di Gangi, educatrice e consigliera comunale al Comune di Palermo, componente della Commissione Bilancio, nell’esprimere “solidarietà a Giusto Catania”, ha detto che “è indispensabile richiedere immediata chiarezza all’Ufficio Scolastico Regionale sulle motivazioni di tale comportamento, che appare difficile da spiegare se non con pressioni subite successivamente alla decisione della nomina. A questo punto, il possesso di tutti i requisiti avrebbe già dovuto essere verificato”.
“Le istituzioni – ha concluso Di Gangi – non appartengono a chi vince le elezioni: questa grave vicenda sembrerebbe testimoniare una concezione proprietaria delle istituzioni e, soprattutto, la loro permeabilità a pressioni indebite, anche nel settore educativo. Porterò all’attenzione dei parlamentari del Partito Democratico la vicenda, affinché ne chiedano conto nelle sedi opportune”.
“Se sei di sinistra e se hai svolto incarichi politici non puoi essere ‘promosso’ in uno dei licei più prestigiosi del capoluogo siciliano, l’Umberto I, pur avendone tutti i titoli. E’ quanto successo a Giusto Catania, professore e preside da oltre dieci anni dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino del Cep di Palermo, in passato consigliere comunale a Palermo e tra i più giovani eurodeputati eletti in Sicilia. Prima l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia gli comunica l’assegnazione presso il Liceo Classico Umberto I di Palermo e poi dopo qualche giorno gli revoca l’incarico a seguito di un reclamo di una dirigente scolastica. In poche parole l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia avendo subito pressioni gli revoca l’incarico che lo stesso Ufficio aveva assegnato pochi giorni prima. Una cosa gravissima, una lesione del diritto. Una inaccettabile ingerenza, Catania lamenta ingerenze e pressioni anche da parte di alcuni parlamentari della destra di governo, su cui ho presentato una interrogazione al ministro Valditara per chiedere chiarezza sulle motivazioni e sul comportamento dell’Ufficio Scolastico Regionale e se ci sono state pressioni a seguito della nomina che hanno portato l’Ufficio regionale alla revoca dell’incarico. La scuola è di tutti, non di chi governa”.
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