Dopo anni di dibattiti, sentenze, note Ministeriali ed interventi di giuristi ed esperti di diritto scolastico ed illustri professori di diritto Internazionale, appare perlomeno superfluo specificare quale possano essere le differenze tra titoli acquisiti in Università di Stati membri dell’Unione Europea rispetto a quelli acquisiti in Italia.
Dopo anni di “querelle” e sentenze emesse dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio e dal Consiglio di Stato, è stato addirittura necessario l’intervento dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato per dirimere ogni dubbio. La valutazione data dai Giudici riuniti in sede di Adunanza Plenaria sul finire dello scorso anno è stata chiara e netta: il Ministero dovrà riconoscere i titoli conseguiti in Romania e Bulgaria e comunque in Unione Europea laddove i percorsi di studio siano simili.
La decisione della Plenaria n. 21/2022 ha cambiato il corso degli eventi! Perché? La Plenaria ha finalmente posto la parola fine alla questione del riconoscimenti dei titoli esteri (rectius, riconoscimento dei titoli Europei) ed ha applicato una normativa, quella comunitaria appunto, che è stata ignorata per troppi anni nel nostro Paese ed ha definitivamente sancito la libera circolazione di studenti e lavoratori.
Appare singolare come, chi in rappresentanza dei lavoratori del settore e in spregio al principio di legalità non riconosca le sentenze della magistratura. Sembra ancora più assurdo chiedere ai vari Uffici Scolastici Provinciali quanti siano i docenti inseriti con riserva: le graduatorie provinciale Gps sono pubbliche…. Proprio per questo chiediamo di strappare le nostre deleghe sindacali sottoscritte con i sindacati che fingono di difendere i lavoratori; con l’unica eccezione dell’Anief che si è impegnata concretamente a portare nei tavoli di discussione la nostra questione.
A chi dà fastidio tale decisione? Perché si continua a mettere in discussione una decisione condivisa del più alto consesso giuridico – amministrativo nazionale?
Ancora oggi, nonostante ciò, veniamo attaccati e denigrati da pseudo comitati (senza nessuna forma associativa legale) che da giorni sui Social network, su canali telegram e whatsapp e su riviste specializzate del mondo scuola continuano ad offenderci.
Ora diciamo basta! Agiremo nei confronti dei singoli responsabili e di tutti coloro che continuano ad affermare che i titoli esteri sono falsi e chiediamo loro un confronto pubblico sulla formazione da loro acquisita in Italia con la nostra acquisita all’Estero.
Una domanda sorge spontanea: un percorso di studi svolto in Italia è migliore di uno svolto all’estero? Anche le risposta appare pressoché molto semplice ed induce un’altra domanda: su quali basi lo si può affermare? Ed è così che la Plenaria del CdS ha amplificato un concetto semplice adoperandosi ad integrare non le criticità del sistema di reclutamento italico bensì la sovrapposizione dei contenuti dei percorsi.
È pensabile, infine, che in uno Stato di Diritto sia giusto il dibattito ed il confronto ma al contempo non è da considerare lecito considerare tamquat non esset migliaia di sentenze che impongono di riconoscere i titoli.
Le abilitazioni all’estero sono valide, rispettano percorsi e contenuti assolutamente speculari rispetto a quelli italiani ma il MIM continua a non rispondere alle richieste di validazione dei titoli esteri invitando di fatto il docente a divenire ricorrente contro lo stesso Ministero dell’Istruzione.
Eppure le abilitazioni conseguite all’estero in altre “specialità” – in primis il boom di Avocat e Abogados che negli scorsi si sono abilitati in UE – hanno ottenuto l’immediato beneplacito delle istituzioni italiane e nessuna contestazione da parte degli abilitati in Italia.
Perché invece non si parla degli scandali nell’accesso al Tfa sostegno nelle università Italiane più volte denunciati dagli organi di stampa?
Gruppo Autonomo Abilitati all’Estero
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