Il gruppo Facebook dei Lavoratori fragili (oncologici, immunodepressi, in terapia salvavita, articolo 3 comma 3 legge 104) e Lavoratori inidonei, giudicati tali dal medico competente (secondo la sorveglianza sanitaria eccezionale), nasce con lo scopo di confrontarsi, per condividere aggiornamenti normativi volti a tutelare le suddette categorie di lavoratori (fragili ed inidonei).
Da inizio pandemia, siamo stati tutelati con discontinuità dal Governo Conte, Draghi e Meloni, ovvero, in alcuni mesi i Governi ci consideravano fragili e quindi meritevoli di norme a tutela del nostro lavoro e della nostra salute, invece, in altri mesi inspiegabilmente non lo eravamo più e quindi siamo stati catapultati a lavorare in presenza, malgrado l’elevatissimo rischio di contrarre forme gravi o gravissime dell’infezione da Covid-19.
Le motivazioni addotte da parte dei Governi a “giustificare” le mancate norme di tutele sanitarie e lavorative nei nostri riguardi sono state la mancanza di fondi.
Vorrei ricordare a tutti i Governi ed anche al Governo Meloni che se avessero attuato i decreti attuativi in merito ai cosiddetti “accomodamenti ragionevoli”, oggi non saremmo qui ad elemosinare tutele.
La legislazione italiana in vigore e quella passata non ha recepito pienamente e correttamente la direttiva 2000/78/CE del Consiglio (“direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione”). L’Italia ha violato l’articolo 5 della direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione per quanto riguarda l’obbligo di prevedere soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità nell’ambito dell’occupazione e delle condizioni di lavoro.
L’articolo 21, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vieta le discriminazioni fondate sulla disabilità.
Al fine di attuare il principio della parità di trattamento negli Stati membri, la direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione ha stabilito un quadro generale per combattere le discriminazioni, anche fondate sulla disabilità, nell’ambito dell’occupazione e delle condizioni di lavoro. In particolare, l’articolo 5 della direttiva prevede l’obbligo per i datori di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli (“accomodamenti ragionevoli”) per le persone con disabilità.
La Commissione Europea ha già riscontrato l’esistenza di carenze nel recepimento dell’articolo 5 della direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione da parte dell’Italia e ha deciso di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). Il 4 luglio 2013 la Corte di giustizia ha emesso la propria sentenza nella causa C-312/11 (Commissione/Italia) confermando la posizione della Commissione. In particolare, la CGUE ha concluso che la Repubblica italiana, non obbligando tutti i datori di lavoro a fornire soluzioni ragionevoli applicabili a tutte le persone con disabilità in funzione delle esigenze delle situazioni specifiche, ha violato l’obbligo di recepire correttamente e integralmente l’articolo 5 della direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione.
In base alle Direttive Europee, il Governo Meloni dovrà emanare e rendere attuativi i decreti inerenti agli accomodamenti ragionevoli entro il mese di giugno 2024.
Dal 2000 ad oggi, si continuano a non voler vedere le difficoltà che le persone con disabilità hanno nei vari ambienti lavorativi.
Siamo stanchi di essere invisibili e siamo stanchi di vedere i Governi adoperarsi per noi persone con disabilità solo quando la Commissione Europea glielo impone, come attualmente nel caso degli accomodamenti ragionevoli.
Esempi di accomodamento ragionevole:
-lavoro agile;
-parcheggio auto per persone con disabilità nei pressi dell’ingresso del luogo di lavoro;
-ambienti di lavoro adattati in base alla disabilità del lavoratore, es: scrivanie e sedie con altezza regolabile, etc.
Le forme di accomodamento ragionevole sono varie e, se attuate dal Governo, potrebbero garantirci una qualità di vita lavorativa migliore e con meno umiliazioni.
È vergognoso per i lavoratori con disabilità elemosinare una tutela, quale quella del diritto al lavoro agile strutturale, che già sarebbe dovuto esistere nel nostro Paese Civile.
Le soluzioni ragionevoli non sono una gentile concessione del Governo di turno, ma un diritto sancito da anni che, tuttavia, ci viene ancora negato.
Raffaella Sfregola
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