Categorie: Precari

Gli alunni al ministro Profumo: “Fai diventare ‘fissa’ la maestra”

“La nostra è una maestra molto brava, ma precaria, e vorrebbe diventare fissa. Potresti riuscirci?”. E così nell’istituto comprensivo Manin di Roma, una delle scuole più multietniche della Capitale, nel quartiere Esquilino, i bambini vogliono che la loro maestra “resti un altro anno” e non sia spostata altrove perchè precaria. Così racconta la cronaca della giornata l’agenzia Dire.
Vogliono fare “pianoforte e tromba di pomeriggio”, allungare “l’orario del basket pomeridiano”. Chiedono “qualche albero per il loro giardino”, una scuola “che sia sempre pubblica” e un po’ di “ristrutturazione” per il loro edificio.
La preside dell’istituto Manin, Maria Letizia Ciferri, che ha accolto il ministro e Amato, ha invece detto: “La nostra è una scuola complessa in cui vivono felicemente bambini di ogni parte del mondo” “Abbiamo 700 alunni su più plessi. In alcune classi delle medie tocchiamo il 60% di stranieri in aula. Alla primaria invece stanno diminuendo. Cerchiamo di valorizzare le lingue presenti, di favorire lo scambio”.
Dopo l’Inno di Mameli i due con la dirigente hanno fatto il giro fra le classi, fra i banchi dietro cui spuntano carnagioni di tutti i colori. E dai cui emergono i desideri degli alunni che hanno consegnato una sorta di quaderno dei sogni al ministro: una serie di lettere con le loro piccole richieste. Una su tutte, far diventare la maestra Enza, “che e’ tanto brava”, da precaria a “fissa”.
Ma anche aumentare le attivita’ sportive pomeridiane. Un punto su cui Profumo ha subito teso la mano: “Oggi vedo- ha detto- il presidente del Coni, porterò la vostra preside con me per vedere che si può fare”. “Vorrei che nel cortile ci fosse qualche gioco in più”, scrive Arianna, III elementare, al ministro, “e vorremmo più cuochi alla mensa. Vorrei che tutti i bambini potessero studiare e che quelli stranieri possano imparare tante cose”.
“Ti volevo chiedere- ha letto a voce alta un bimbo parlando a Profumo- se si potrebbe ristrutturare la scuola”. Magari “mettendo qualche albero in più in giardino”.

Redazione

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