I lettori ci scrivono

Gli alunni con DSA crescono in modo preoccupante. Quali sono le ragioni?

Accade. Ormai all’inizio di ogni anno scolastico, dobbiamo tristemente constatare (così riferiscono gli esperti) una crescita, un ‘boom’ di alunni D.S.A. (disturbi specifici dell’apprendimento) appartenenti ad ogni grado di scuola, soprattutto, negli ultimi tempi, alla scuola secondaria di secondo grado.

Quali sono le cause? Come mai ci troviamo di fronte a un numero consistente (anche preoccupante?) di alunni fragili? Forse le difficoltà di apprendimento ci sono sempre state ma non sono state avvertite, se poi individuate, non si è dimostrata da parte delle Istituzioni una grande sensibilità verso tali problematiche.

Una sensibilità che adesso è presente, anche troppa (iper-sensibilità) e non sempre giustificata.
Così al minimo ‘lamento del fanciullo’ o alla prima insufficienza (la prima della vita), le famiglie (a volte su consiglio dei docenti), per cercare di evitare ogni minima difficoltà ai loro pargoli e proteggerli da altre delusioni scolastiche (tutto per vederli felici, beati e illusi!), si rivolgono ai ‘professionisti’ della mente’.

Questi, molto spesso, spinti da ammirevole generosità, non esitano a rilasciare certificati di D.S.A (in modo quasi automatico e ‘distratto’), consentendo così ai ragazzi di ottenere potenti ‘scudi scolastici’ (piani personalizzati) che siano in grado di allontanare (non sempre, però, si raggiunge lo scopo prefissato) insufficienze e rischi di bocciatura. Contenti i genitori nel rivedere nei loro figlioli ritornare l’ingenua felicità, l’immatura serenità e l’illusione di essere bravi.

Ora, non vogliamo certo mettere in dubbio le ‘sentenze’ inappellabili degli scienziati né avere perplessità sulle diagnosi degli esperti ma, nel contempo, è doveroso cercare le ragioni per la quali queste nuove generazioni (potenzialmente valide e forti e a cui vengono forniti mille ausili per la conoscenza, la capacità e la competenza) presentino alte percentuali di ‘fragilità’. Molte e complesse (spesso poco chiare) sono le risposte fornite. In generale, comunque, si insiste maggiormente sull’aumento delle ‘richieste’ di studio da parte della scuola e l’uso improprio ed eccessivo della tecnologia che tende, se usata male e insterilire le giovani menti.

Ora il pericolo dell’Intelligenza artificiale è a tutti evidente. Parlare di insostenibile aumento delle richieste scolastiche mi sembra esagerato. Ai ragazzi non si chiede nulla di impossibile (ormai anche i compiti a casa sono messi in discussione) anzi si cerca, in ogni modo di aiutarli (tutti indistintamente, ‘fragili’ o non ‘fragili’ e non è detto che tale atteggiamento sia sempre un bene) lavorando molto e insieme in classe, durante le lezioni. Ora, possono forse esserci altre cause legate a queste ‘debolezze’ giovanili?

Anche quest’anno i test d’ingresso sottoposti agli allievi delle prime classi della scuola secondaria di secondo grado, hanno dato esiti non troppo confortanti, per non dire drammatici. L’impreparazione di non pochi ragazzi (e ragazze) è ampia e, non di rado, totale. Sorge allora spontanea la domanda. I metodi didattici della scuola primaria e secondaria di primo grado sono produttivi o poco efficaci (per non dire superficiali e sterili)? Si cerca di coltivare nel bambino il ‘naturale’ interesse al sapere, la curiosità di conoscere, lo studio approfondito e individuale, l’abitudine alla concentrazione? Quanto spazio viene dato ai genitori nella scuola (soprattutto a quei genitori ‘onnipresenti’ e difensori, ad oltranza dei loro figli)?

Gli si fa capire i confini del loro ruolo (importante ma non sconfinato) o gli si permette di incidere pesantemente, in modo anche inappropriato, nella vita scolastica? Forse bisognerebbe ritornare ad una maggiore severità, alla bocciatura (quanto è difficile però oggi parlare di rimandature o bocciature!) e dare ai professori delle medie l’autorizzazione a pronunciare giudizi orientativi più vincolanti (strettamente vincolanti) nell’indicare ad un allievo di terza cosa fare dopo l’esame di licenza media.

Chissà, se si limitasse questa didattica dell’imparare divertendosi a favore di un insegnamento più tradizionale e austero, forse i casi di D.S.A. nelle scuole di secondo grado diminuirebbero con un importante beneficio per la scuola e per la società.
Cambiare, in senso più rigoroso e meno indulgente, fornirebbe ai ragazzi una preparazione più solida e strutturata e li metterebbe in grado di affrontare nuovi e più ardui percorsi formativi senza ricorrere a certificati medici (spesso discutibili)? Possiamo affermare allora che la crescita di D.S.A. nelle scuole superiori sia anche legata (almeno in parte) ad un ‘modus operandi’ un po’ troppo ‘materno’ (o ludico e troppo comprensivo) attuato nelle scuole elementari (e questo è anche comprensibile) e ancor di più (e questo è meno comprensibile, forse anche inaccettabile) nella scuola media? Domande ovviamente retoriche. La nostra risposta è affermativa. Ma più siamo certi di quanto affermiamo, più ci rendiamo conto della difficoltà (diciamo pure impossibilità) di cambiare in ‘meglio’ il sistema scolastico nelle scuole elementari e nelle scuole medie. E’ più agevole, più semplice e per tutti ‘vantaggioso’ (almeno nell’immediato) trasformare la didattica nelle scuole superiori, “abbassando l’asticella”, chiedendo sempre meno, alzando (senza troppi scrupoli di coscienza) le valutazioni e, per maggior sicurezza, chiedendo senza indugio (anche se non fosse necessario) diagnosi di D.S.A. (quasi mai negate).

In fondo una garanzia in più è sempre utile. In questo modo tutti prenderanno un diploma (seppure con voti diversi, per premiare i bravi), non ci saranno polemiche e risolveremo anche la questione della dispersione scolastica (meglio di così!). D’altronde, un diploma, al giorno d’oggi, non lo si rifiuta a nessuno. E poi?

Andrea Ceriani

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