I ragazzi italiani che vanno a scuola hanno uno stato d’animo simile a quello dei coetanei della Grecia, del Qatar, della Polonia e della Corea: non sono felici di andare a scuola e la loro percentuale di soddisfazione è molto al di sotto della media dei paesi Ocse. Il dato, contenuto nell’ultimo rapporto Pisa Ocse, ed è stato ripreso dal portale Skuola.net.
La ricerca ha coinvolto ragazzi tra i 15 e i 16 anni di 65 paesi, ben 510mila studenti che, tra le altre cose, hanno anche dichiarato quale fosse il loro livello di felicità a scuola. In verità ciò che emerge dalla ricerca è che i ragazzi dei paesi Ocse sono ben disposti verso la scuola. La percentuale media dei ragazzi felici tra i banchi è dell’80%, non male visto che il luogo comune vuole che la scuola non sia ben digerita dagli adolescenti. Tuttavia, c’è chi in questa classifica si trova al di sotto della media. Studenti tristi in classe soprattutto in Corea, che occupa l’ultima posizione. Poi a salire troviamo la Repubblica Ceca, la Slovacchia, Estonia, Finlandia e Latvia. E ancora Polonia, Russia, Grecia e Qatar.
Ed ecco che, tra i bassifondi della classifica, arriva anche l’Italia: al 54esimo posto. Dietro ci sono solamente 10 nazioni. “Ma andando a guardare più attentamente – spiega Skuola.net – si vede che la compagnia è buona. Il primo paese dell’Ue che si incontra in classifica è la Spagna, al posto 14. Gli Stati Uniti, la patria delle High School e dei college da favola, si collocano invece al 48.mo posto. A conferma del fatto che non necessariamente i paesi più ricchi sfornano studenti soddisfatti, tra i primi nella classifica della felicità Ocse si trovano tanti paesi che non fanno parte dell’elite economica mondiale. Indonesia, Albania e Perù conquistano il podio dei paesi d’Asia, Europa e America in cui gli studenti sono più felici. Nella top ten della felicità ci sono poi a seguire gli studenti thailandesi, colombiani e malesi. E poi ancora messicani, costaricani, kazaki e islandesi. Israele conclude la classifica dei 10 paesi in cui i ragazzi sono più felici di andare ad apprendere”.
Insomma, questa indagine sembra confermare che l’amore per la scuola e lo studio non ha nulla a che vedere con la ricchezza: certi valori vanno oltre gli aspetti materiali. Determinante è quindi il ruolo del corpo insegnante, ma anche delle famiglie degli alunni.
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